Venezuela: cosa accadde il 12 febbraio 2014?



Esattamente due anni fa, i gruppi estremisti e violenti della destra venezuelana diedero il via ai loro piani golpisti, miranti a provocare la caduta del governo di Maduro attraverso le tristemente note 'guarimbas', che provocarono la morte di 43 persone. Il piano denominato 'La Salida' esigeva la rinuncia da parte del capo dello stato, andando quindi contro la volontà popolare che aveva indicato la continuità della Rivoluzione Bolivariana avviata da Hugo Chávez, attraverso la vittoria nelle urne del 14 aprile 2013.

A due anni dalle 'guarimbas', Telesur ci ricorda accadimenti, contesto e responsabili:

Cosa sono le 'guarimbas'?

Si tratta di atti di vandalismo che comportano la chiusura arbitraria di strade, cumuli di spazzatura dati alle fiamme, aggressioni con corpi contundenti, cavi disposti da un lato all'altro delle strade ad altezza del collo – morì decapitato da una criminale trappola del genere il motociclista Elvis Duran - che causarono la morte di 43 persone, tra cui membri delle forze dell'ordine sparati in volto nel tentativo di rimuovere le barricate.

L'opposizione venezuelana optò per una simile criminale modalità di protesta nel 2004, all'indomani della sconfitta di Henrique Capriles, la seconda in soli sei mesi, dove vi furono 9 morti e 193 feriti. Il tutto condito dal solito corollario di aggressioni, incendi ai centri di salute ed edifici pubblici.

Proteste studentesche?

La destra venezuelana ha cercato invano di mascherare le violenze e derubricare il tutto dietro la facciata delle proteste studentesche, tuttavia, le autorità di polizia hanno determinato che meno del 30% degli arrestati o fermati erano studenti.

Perdite derivanti dalle 'guarimbas'

43 vite umane, oltre 800 feriti, danni materiali per 10 milioni di dollari, centri di salute, università e residenze universitarie, mezzi di trasporto pubblico e centri di distribuzione alimentare dati alle fiamme.

Chi erano i responsabili delle 'guarimbas'?

L'intento della destra era palese: fermare con la violenza la Rivoluzione Bolivariana che era uscita vittoriosa per ben 18 volte consecutive dalle varie tornate elettorali. Dunque conquistare con la violenza quel potere che non erano mai riusciti nemmeno a sfiorare attraverso le urne.

Tre gli uomini chiave dell'opposizione dietro agli atti violenti: l'ex deputata María Corina Machado, ben remunerata dagli Stati Uniti attraverso finanziamenti alla sua organizzazione Súmate; il governatore dello stato di Miranda Henrique Capriles, candidato uscito sconfitto dalle ultime due elezioni presidenziali e con precedenti vandalici contro l'Ambasciata di Cuba nell'aprile del 2002; e infine il 'martire' Leopoldo López, l'ex sindaco di Chacao che ha materialmente organizzato le proteste golpiste.

Obiettivo golpe blando

Le proteste violente andarono avanti senza un obiettivo specifico. Gli atti di violenza servivano per accusare il governo di violare i diritti umani in Venezuela.

Il ruolo dei mezzi di comunicazione

I mezzi di comunicazione afferenti il circuito mainstream e vicini alla destra sia in Venezuela che all'estero diedero larga diffusione a immagini false con il solo scopo di accusare il governo bolivariano di violare i diritti umani. L'obiettivo palese: provocare ingerenze dall'estero negli affari interni della Repubblica Bolivariana del Venezuela.

I precedenti violenti e golpisti della destra venezuelana

Non si è trattato di certo del primo caso in cui la destra ha mostrato apertamente il proprio volto, la propria vocazione violenta e golpista. Basti pensare al colpo di stato contro il Comandante Chávez dell'11 aprile del 2002, allo sciopero selvaggio dell'azienda petrolifera PDVSA (paro petrolero del 2002-2003), alle proteste violente del 2004.

Giustizia contro Amnistia

Le vittime delle guarimbas continuano nella loro incessante richiesta di verità e giustizia, mentre la destra esige dalla sua maggioranza parlamentare che vari una Legge di Amnistia volta a liberare chi ha commesso questi crimini orrendi contro il popolo venezuelano.

Tra essi sarà scarcerato Leopoldo López, condannato a 13 anni di prigione dopo esser stato dichiarato colpevole di istigazione pubblica, danni alla proprietà, incendio e associazione a delinquere per i fatti del 2014.

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