Venezuela: il ruolo dei media internazionali nell'inganno della carestia

«Mi chiedo dove stia finendo il senso comune delle persone, cosa sta succedendo all’intelligenza naturale e alla capacità di ragionamento? Stiamo lasciando che ci venga imposto il pensiero delle grandi corporation mediatiche mondiali? Dov’è il nostro potere di resistenza, il diritto a dubitare?», questo è quanto si domanda - attraverso il proprio blog ospitato da TeleSur, la scrittrice e poetessa guatemalteca Ilka Oliva Corado, in relazione alla presunta carestia in Venezuela di cui parlano i media mainstream.

La scrittrice spiega che «vi sono necessità, anche povertà. Mali del secolo che non si possono curare in mesi così come in un lustro. Contro questi mali sta lavorando il governo di Maduro, per sradicarli, nonostante gli innumerevoli attacchi portati da chi cerca di imporre al paese un sistema neoliberista, scagliandosi contro il proprio popolo e sacrificandolo al fine di ottenere benefici per le grandi corporation a scapito dell’intera popolazione».

Una riflessione importante di Ilka Oliva Corado è quella riguardante i personaggi in prima linea nel protestare contro i governi socialisti e progressisti. «Chi potrebbe mai pensare che in Venezuela è in corso una carestia provocata dall’attuale governo - osserva la scrittrice guatemalteca ora negli Stati Uniti - quando durante le proteste amplificate dalle catene mediatiche internazionali affini al capitale si possono osservare decine di donne eleganti, ben nutrite, talvolta in sovrappeso, vestite di bianco - come le Damas de Blanco a Cuba - che attraversano la frontiera con la Colombia per andare ad acquistare prodotti venezuelani che sono stati rubati in Venezuela e rivenduti in Colombia». Questa è una parte fondamentale di quel piano strategico della guerra economica contro il Venezuela che ha il fine di destabilizzare l’attuale governo. Un copione già visto con il governo Allende in Cile negli anni ’70.

Nello scritto apparso su TeleSur vi sono altre osservazioni molto importanti. «Una persona che soffre di fame presenta un quadro clinico visibile. Nessuno degli intervistati dai media internazionali del capitalismo presentano sintomi da denutrizione. Perché non vengono intervistate persone che possono evidenziare la carestia provocata dal governo attuale?», una domanda più che giusta di cui già conosciamo la risposta. Semplicemente ci sono grosse difficoltà, ma come evidenziato dalla FAO in Venezuela non vi è alcuna carestia.

La vicenda inoltre evidenzia la manovra sporca imbastita dai media mainstream contro il Venezuela. Quegli stessi media che fingono di non sapere i luoghi dove è in corso una vera e drammatica carestia, dove le persone letteralmente muoiono di fame: Guatemala, Honduras, Messico, Haiti, Colombia. Ilka Oliva Corado denuncia che in questi stati si muore perché le persone «non hanno da mangiare, perché non hanno un sistema di salute che possa curarli in tempo. Perché queste vere crisi umanitarie non sono viste dai media mondiali? Qui negli Stati Uniti ci sono carestia e fame, migliaia di persone muoiono perché non hanno accesso al sistema sanitario, vivono nella miseria. Che muoiono di freddo in inverno perché non hanno la possibilità di pagare il riscaldamento. Cosa dicono le grandi corporation mediatiche? Silenziano quel che accade».

Infine, la scrittrice guatemalteca denuncia il ruolo delle classi alte e dell’oligarchia dei paesi latinoamericani. Quelle persone che «non denunciano che a La Guajira, in Colombia, ci sono bambini che muoiono di fame. Che ad Haiti i Caschi Blu dell’ONU violentano bambine e bambini in cambio di un biscotto. Gli stessi che non denunciano come la Polizia di Frontiera degli Stati Uniti realizzi una vera e propria caccia nei confronti delle persone senza documenti. Gente che non denuncia come il governo messicano di Peña Nieto stia massacrando il proprio popolo con un genocidio che insanguina il paese».

Così come non denunciano che «Macri sta riportando l’Argentina in quella miseria da dove la tirarono fuori Néstor e Cristina. Che Temer sta implementando il sistema neoliberista in Brasile e tagliando le politiche sociali di cui beneficiavano le favelas, per cui tanto lottarono Lula e Dilma. Che in Guatemala continuano a governare i militari scuotendo il paese attraverso un’ondata di violenza governativa».

«Questo tipo di gente - spiega Ilka Oliva Corado - è la stessa che chiede la fine del governo Maduro e lo definisce una dittatura perché questo significa un’opportunità per i più poveri, quegli stessi poveri che essi utilizzano come servi».

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