L’Argentina dopo un anno di neoliberismo selvaggio è ripiombata in una situazione da incubo già vissuta negli anni 90’ e poi terminata con il default del 2002. Con l’arrivo al potere - un anno fa - di Mauricio Macri che ha da subito implementato una serie di misure volte a instaurare un feroce regime neoliberista, povertà e disoccupazione sono schizzate alle stelle mentre parallelamente si è registrato un forte aumento della repressione, come dimostra in maniera incontrovertibile il caso di Milagro Sala.
Secondo alcuni dati citati dall’emittente teleSUR, le statistiche indicano che l’Argentina, terza economia dell’America Latina, si trova in recessione con una caduta dell’attività economica del 5,9%. Secondo la Banca Mondiale il PIL scenderà dello 0,5%, mentre per il Fondo Monetario Internazionale la caduta sarà dell’1,5%.
Gli argentini sono inoltre molto preoccupati - come mostrano diversi sondaggi - dal rapido aumento dell’inflazione che è adesso giunta al 40%. Secondo numerosi esperti l’incremento del tasso d’inflazione è da imputare alle politiche promosse dall’esecutivo guidato da Macri. In modo particolare la svalutazione del peso, la rimozione dei controlli sul cambio e il forte aumento delle tariffe di acqua, elettricità, gas e trasporti, sarebbero alla base di questa esplosione del tasso di inflazione.
Il ritorno del neoliberismo più selvaggio ha causato una notevole crescita della povertà: basti pensare che nella sola Buenos Aires si è registrato un aumento del 13,43% in appena 5 mesi; da un tasso del 19,82% registrato in novembre, la povertà è schizzata al 33,25% secondo uno studio del Centro di Economia e Politica Argentina (CEPA).
Oltre ad affondare l’Argentina con insensate politiche volte a impoverire le masse ed arricchire ulteriormente l’élite, Mauricio Macri, ha deciso di perseguitare quelle personalità che sono rappresentative delle lotte sociali argentine.
Emblematico il caso di Milagro Sala, leader del partito Tupac Amaru e deputata argentina presso il Parlasur (parlamento del Mercosur) che si trova privata della libertà da oltre 300 giorni per aver guidato una protesta pacifica nei confronti del nuovo governatore della provincia di Jujuy, Gerardo Morales, stretto alleato di Macri. Anche le Nazioni Unite hanno chiesto l’immediata liberazione della parlamentare argentina perché le è stato negato il diritto alla difesa.
Tutto questo avviene nel silenzio assordante e imbarazzante dei media mainstream, sempre pronti a criticare ogni mossa di governi sgraditi ai loro padroni; mentre tacciono quando qualche governo considerato amico viola palesemente elementari norme democratiche o la libertà di stampa stessa. Siamo ancora in attesa di leggere qualche riga sull’oscuramento di teleSUR in Argentina deciso dal regime neoliberista di Macri.
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