di Fabrizio Verde
La situazione in Venezuela è sempre incandescente: l’opposizione che ha la maggioranza nell’Assemblea Nazionale trama incessantemente per rovesciare il governo Maduro non facendo nulla per nascondere la propria attitudine golpista. Inoltre, adesso potrà contare sulla sponda di Rex Tillerson, ex amministratore dell’azienda petrolifera Exxon, fresco di nomina come Segretario di Stato nella nuova amministrazione Trump, che immediatamente ha dichiarato di voler favorire una «transizione alla democrazia» in Venezuela.
In realtà la transizione a cui punta Tillerson è quella del petrolio venezuelano verso gli Usa, visto che la patria di Chavez e Bolivar possiede le riserve di petrolio maggiori al mondo.
In questa situazione ha fatto sentire la propria voce la Russia: il ministero degli Esteri lo scorso 20 di gennaio ha emesso un comunicato dove esprime preoccupazione per le manovre destabilizzanti. Nel comunicato della cancelleria russia viene sottolineato come l’Assemblea Nazionale sia controllata «dall’ala radicale dell’opposizione anti-governativa», che ha aumentato la «retorica aggressiva».
Nel documento si guarda con preoccupazione alla possibilità che la chiamata alla violenza dell’opposizione possa seminare violenza e provocare vittime. Come avvenne nel 2014.
Insomma, il classico scenario da «rivoluzione colorata», ossia una vera e propria insurrezione pianificata a tavolino ma camuffata da insurrezione popolare contro un governo inetto e corrotto. Un copione già visto in Venezuela nel 2014, quando attraverso il piano conosciuto come ‘La Salida’ si voleva rovesciare il legittimo governo. Per non tornare troppo indietro nel tempo al 2002, quando si verificò un golpe ai danni del Comandante Hugo Chavez, poi tornato al potere grazie alla forte reazione popolare. Il ministero russo ha infatti parlato di una scenario che per il Venezuela «sfortunatamente non è nuovo».
«Le azioni volente - segnala la Russia - non risolveranno i problemi, ma condurranno verso una maggiore divisione della società, porteranno più intolleranza, scontri violenti e destabilizzazione nella regione».
Nel documento russo si evidenzia: «I provocatori dovevo capire che non otterranno sostegno». Visto che le loro azioni vanno anche a cozzare con le aspirazioni del popolo venezuelano che vuole «trovare soluzioni, anche complicate, non un confronto violento».
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