Violenza terrorista. Lo strumento politico principale dell'opposizione in Venezuela



di Fabrizio Verde

L’opposizione in Venezuela è tornata a mostrare apertamente la sua vera essenza golpista. La violenza, il terrorismo e lo spirito antidemocratico sono le sue caratteristiche principali, come è diventato sempre più evidente nelle ultime settimane. Nonostante ciò, la stampa mainstream e la politica italiana da Casini a Renzi passando per Gentiloni ed Alfano, continuano a sostenere questa opposizione che utilizza anche gli attentati terroristici per destabilizzare il paese.

L’ultimo è avvenuto ieri a Caracas, in zona Altamira, quando una bomba è esplosa al passaggio di alcuni agenti della Polizia Nazionale Bolivariana in motocicletta. In sette sono rimasti feriti a causa della forte deflagrazione. L’accaduto è stato ovviamente utilizzato per capovolgere la situazione accusando il governo di reprimere pacifici manifestanti.

Freddy Guevara (Voluntad Popular), Julio Borges (Primero Justicia), María Corina Machado (Vente Venezuela) ed Henrique Capriles Radonski (Primero Justicia) hanno preso l’iniziativa in questa direzione, promuovendo un’agenda intollerante che non ha rispetto per la vita umana e le differenze. A tal proposito resta emblematico il tragico omicidio del giovane lavoratore Orlando Figuera, prima pugnalato e poi arso vivo (morirà in ospedale dopo una lunga agonia) solo perché nero e chavista.

Però la risposta dei venezuelani è stata tanto forte quanto inattesa per i dirigenti che hanno fatto del golpismo il loro strumento principale di lotta politica. In 8.039.320 hanno sfidato difficoltà di ogni tipo, minacce, violenze, attacchi ai seggi, pur di esercitare il sacrosanto diritto di voto sancito dalla Costituzione ed eleggere i propri rappresentanti all’Assemblea Nazionale Costituente convocata da Maduro per la pace, la stabilità e la sovranità del paese. Oltre che per mettere in sicurezza conquiste come le Missioni Sociali. Fiore all’occhiello della Rivoluzione Bolivariana.

Nonostante questa grande prova democratica. Nonostante nel paese si siano svolte ben 21 tornate elettorali negli ultimi anni, e il chavismo abbia accettato senza battere ciglio le due uniche sconfitte, gli estremisti dell’opposizione, spalleggiati dal circuito politico e mediatico occidentale, continuano a parlare di ‘dittatura’.

«Maduro ha decretato la sua fine», ha scritto pochi giorni fa Machado sul proprio profilo Twitter, mentre Guevara e Capriles ribadiscono i loro appelli a contare con le azioni violente di piazza, che a partire dallo scorso mese di aprile hanno provocato ingenti danni a beni pubblici e privati, oltre che tragiche morti di cittadini venezuelani, compresi quelli dati alle fiamme o linciati per il solo fatto di essere chavisti. Una barbarie completamente occultata dai mezzi di informazione mainstream, i quali hanno ormai superato la post-verità per finire direttamente nell’imbecillità.

«La sfida è continuare con le violenze fino a provocare il disfacimento della dittatura», ha affermato appena ieri Freddy Guevara, vicepresidente dell’Assemblea Nazionale ed esponente di primo piano del partito estremista Voluntad Popular, il cui leader Lopez è stato condannato in quanto responsabile delle violenze scatenate nel 2014 nell’ambito del piano golpista ‘La Salida’, che provocò ben 43 morti e centinaia di feriti.

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