di Fabrizio Verde
I titoli sono ad effetto. «Il Venezuela è in default», gridano. Una circostanza che andrebbe a corroborare le montagne di fake news propalate da anni. Da lungo tempo, infatti, il circuito informativo mainstream si affanna nel voler dimostrare che il sistema economico socialista del Venezuela sarebbe in realtà insostenibile. Che l’unica strada praticabile da percorrere, volenti o nolenti, è quella del neoliberismo. Con il suo inevitabile corollario di fame e miseria crescente.
Possiamo fidarci degli annunci dati dai soliti noti della stampa mainstream in servizio perenne contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela? La risposta è no.
Siguiendo instrucciones del Pte. @NicolasMaduro, se informa que la reunión de la C.P. para renegociar los términos de la deuda externa de la Rep y PDVSA con los tenedores de deuda, se celebrará el lunes 13/11 en el Palacio Blanco, frente al Palacio de Miraflores a las 02:00 pm pic.twitter.com/9svBs74jOx
— Simón Zerpa Delgado (@SimonZerpaD) 11 novembre 2017
Come spiega l’analista internazionale Francisco González ai microfoni di RT, siamo di fronte a un «default mediatico». Perché sono i media a diffondere questa informazione falsa «per generare paura tra gli investitori privati». In maniera tale da impedire l’acquisto di obbligazioni e frenare gli investimenti in Venezuela.
ÚLTIMA HORA | Portada del Financial Times de este miércoles anuncia el default de Venezuela: Ahogada por la crisis económica, Venezuela entró en default parcial tras el impago de 200 millones de dólares en sus bonos globales, según la calificación de la agencia Standard & Poors pic.twitter.com/6zUHhZPjuZ
— Alberto Rodríguez (@AlbertoRT51) 14 novembre 2017
Insomma, siamo di fronte a un altro aspetto dell’assedio finanziario al Venezuela. Un attacco che comprende anche la manipolazione costante attuata dalla banca JP Morgan sul rischio paese del Venezuela, come ben spiegato in questo articolo di Mision Verdad tradotto da l’AntiDiplomatico.
«Il rischio paese è un indicatore che permette di valutare lo stato di salute finanziario di un paese in base agli impegni di debito che ha contratto, cioè la sua capacità o incapacità di pagare. Nel caso venezuelano è la banca statunitense JP Morgan che elabora questo indice - denominato EMBI -, incentrato principalmente sui mercati emergenti».
Nell’articolo citato si afferma inoltre che «una lettura comparativa minima consente di constatare che, per quanto riguarda il Venezuela, questo indicatore è utilizzato per scopi politici».
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«Secondo quanto reso noto dal presidente Nicolás Maduro, dal 2014 al 2017 sono state cancellate posizioni debitorie estere per un importo approssimativo di 70 miliardi di dollari, dimostrando che il paese ha capacità di onorare gli impegni e buona salute finanziaria. Senza compromettere gli investimenti in campo sociale ed economico», nonostante questo «secondo l'EMBI, il Venezuela è il paese più rischioso del mondo per gli investimenti, per cui la capacità di pagamento di uno Stato che ha rispettato gli impegni internazionali sarebbe presumibilmente compromessa. Dal 2014, il rischio del paese del Venezuela è passato da 1.458 a 2.989 punti. Vale a dire che ad ogni pagamento del debito venezuelano è sopraggiunto automaticamente un aumento del rischio».
Tornando alla questione default, legata al rating di Standard & Poor’s, l’economista Luis Enrique Gavazut spiega che si tratta di una «dichiarazione affrettata». «Non è altro che un pagamento di interessi, è qualcosa di abbastanza routinario, di piccola entità», spiega Gavazut, se confrontato con la cancellazione degli interessi sul debito estero annunciati dal Ministro della Comunicazione, Jorge Rodríguez.
Min. Jorge Rodríguez: El Pdte. Nicolás Maduro diseño una estrategia para refinanciar deuda externa #BonoNavidenoNavidadFeliz https://t.co/Y2nUBhjJTQ pic.twitter.com/4oy6y9nBJ5
— Fabio Zavarse Pabón (@Fabio_ZavarseP) 14 novembre 2017
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