di Fabrizio Verde
Sin dall’inizio dell’ondata di violenza in Nicaragua la situazione è apparsa abbastanza chiara: a Managua si ripete lo stesso copione golpista già visto a Caracas.
Con finanche gli stessi finanziatori. Anche in questo caso si tratta di fondi provenienti da Washington. Seguendo il flusso del denaro a ritroso, il giornalista indipendente statunitense Max Blumenthal, è giunto ad alcune organizzazioni nordamericane immancabili quando assistiamo a scenari di violenza e destabilizzazione: la National Endowment for Democracy (NED) e l'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID, considerata una delle varie facciate della CIA). Organizzazioni che a loro volta foraggiano presunte organizzazioni della società civile nicaraguense che all’apparenza lavorano per il miglioramento della democrazia. In realtà, queste ONG, incoraggiano le azioni violente volte a destabilizzare il legittimo governo sandinista giudicato da Daniel Ortega.
Blumenthal rivela inoltre che i principali attivisti dell’opposizione al governo sandinista - riuniti nel gruppo M19 - all’inizio di giugno si sono recati a Washington, insieme al leader dell’associazione statunitense Freedom House, per incontrare Donald Trump e altri funzionari del governo statunitense con l’obiettivo di incassare ulteriore sostegno per giungere al rovesciamento del legittimo governo a Managua.
Immancabile in questo scenario anche il senatore Marco Rubio. Sempre attivo quando si tratta di destabilizzare un legittimo governo - soprattutto se progressista o socialista - in America Latina.
In quest’occasione i leader del movimento M19 hanno ottenuto le rassicurazioni che cercavano: Washington sosterrà la loro azione golpista.
Bisogna dire che gli Stati Uniti non hanno badato a spese. SI calcola che la sola NED abbia speso 4,1 milioni di dollari in Nicaragua dal 2014 ad oggi. Ha finanziato ben 54 gruppi «ponendo le basi per l’insurrezione».
Ancora meglio ha fatto l’Usaid: 5,2 milioni di dollari di finanziamento “per la formazione della società civile e la creazione di mezzi di comunicazione”.
Un aspetto quest’ultimo essenziale e poco tenuto in considerazione. Infatti lo schema prevede dapprima il provocare scontri violenti, per poi incolpare il governo di brutale repressione. Con un ruolo cruciale svolto dai social media nel creare una narrazione distorta degli eventi.
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