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La campagna mediatica contro il Venezuela si è concentrata da mesi su una presunta "crisi migratoria" nel paese. Il colpevole: Nicolás Maduro. L'inevitabile soluzione: un intervento internazionale "umanitario".
I grandi media lanciano ogni giorno messaggi di impatto su una "ondata", una "valanga" incontrollabile di persone che "fuggono" dal Venezuela.
È vero che le sanzioni hanno causato una crisi che genera tassi di emigrazione sconosciuti. Nulla di paragonabile, tuttavia, agli oltre cinque milioni di colombiani che ospitano il Venezuela. Senza, in questo caso, nessuno che abbia mai parlato di "crisi migratoria".
Un solo esempio della guerra psicologica. La maggior parte di coloro che attraversano il confine dal Venezuela alla Colombia non sono migranti. Sono persone che si trasferiscono per comprare prodotti che - a causa del contrabbando e dell'accaparramento delle mafie - sono scarsi in Venezuela. Ma tornano. Tuttavia, quando le autorità colombiane provocano lunghe code al confine di cui i media approfittano, diventano la fotografia della presunta "crisi migratoria" in Venezuela.
Questo piano di propaganda di guerra ha subito, nelle ultime settimane, una grave battuta di arresto con il "Piano Vuelta a la Patria", un programma di voli gratuiti organizzati dal governo di Caracas per coloro che desiderano tornare nel loro paese.
Oggi i consolati del Venezuela in Perù, Ecuador, Repubblica Dominicana, Brasile, Cile, Colombia e Argentina ricevono in media cento richieste al giorno di ritorno e oltre 3mila persone sono già tornate.
Il Piano, che durerà diversi mesi, è un duro colpo per la menzogna della "crisi migratoria". Ecco perché la guerra di propaganda contro il Venezuela nei media internazionali diventa, ogni giorno, più stridente.
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