Mentre i riflettori sono tutti puntati sul Venezuela che resiste agli attacchi di USA e vassalli regionali, continua a consumarsi nel silenzio più totale il dramma neoliberista in Argentina. Un paese riuscito a risollevarsi con grossi sacrifici ma ripiombato nel baratro proprio a causa di quelle politiche nefaste che all’inizio degli anni 2000 avevano portato il paese al default.
Mauricio Macri aveva detto di voler aprire l’Argentina al mondo, proprio come l’opposizione venezuelana, in realtà ha riportato a Buenos Aires il Fondo Monetario Internazionale, così come è tornato a Quito e vorrebbero riportarlo a Caracas.
L’economia argentina è caduta del 2,6% nel 2018, anno in cui sono stati persi quasi 200.000 posti di lavoro, secondo gli ultimi dati ufficiali diffusi nella giornata di mercoledì. La stessa giornata in cui è stata confermata la chiusura della più grande fabbrica di carrozzeria per autobus nel paese, dove lavorano oltre 600 lavoratori, più 1000 nell’indotto.
Il sistema pensionistico integrato argentino (SIPA) del Ministero della Produzione e del Lavoro, registra che durante lo scorso anno, sono stati persi oltre 191.000 posti di lavoro registrati a causa della recessione e della crisi economica che l'Argentina sta attraversando.
Il numero di lavoratori occupati registrati è passato da 12.387.200 nel 2017 a 12.195.900 nel dicembre 2018, il che rappresenta un calo dell'1,5% nella misurazione inter-annuale. Di questo totale, circa 130.800 appartenevano al settore privato registrato.
Sempre parlando di occupazione registrata o formale, sono stati persi 61.000 posti di lavoro nel settore industriale, 36.300 nel segmento commerciale e 13.600 nelle costruzioni a causa del freno di lavori pubblici.
L'indagine sugli indicatori del lavoro (EIL) dello stesso ministero ha avvertito che l'occupazione ha subito un calo del 2,3% nel primo mese del 2019.
I settori delle PMI e delle imprese sostengono che dozzine di piccole e medie imprese vengono chiuse o sospese ogni giorno.
La più importante fabbrica di camion e autobus del paese, Metalpar, ha annunciato la chiusura definitiva dell'impianto che ha nella città di Loma Hermosa a Buenos Aires e ha licenziato i suoi 600 lavoratori.
Nel 2017 la fabbrica - con capitali cileni e brasiliani - aveva proposto al governo Macri un programma di produzione sostenibile per superare la caduta delle vendite, ma non ha ricevuto risposte ufficiali.
Le compagnie di autobus hanno interrotto il rinnovo dei veicoli per la diminuzione di passeggeri, il forte aumento del dollaro e la mancanza di crediti per i quali Metalpar ha deciso nel 2018 di sospendere il personale per far fronte alla crisi.
La contrazione economica del 2018 è stata la più alta degli ultimi tre anni quando è iniziata l'amministrazione del presidente Mauricio Macri, che all'inizio dello scorso anno aveva previsto un aumento del 3,5%.
La crisi argentina si consuma nel silenzio più totale dei media mainstream impegnati nel costruire una crisi umanitaria in Venezuela che nei fatti non esiste.
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