di Fabrizio Verde
La narrazione distorta dei media mainstream sul Venezuela bolivariano nella pressoché totalità dei casi imputa la responsabilità dell’attuale crisi economica in cui si trova il paese alle politiche di segno socialista implementate da Chavez prima e Maduro poi. Un modo per screditare il socialismo. Tirare la volata a chi fomenta i venti di guerra. Propagandare presso l’opinione pubblica internazionale quel neoliberismo cha tanti danni ha prodotto in ogni luogo del mondo dove abbia trovato applicazione. D’altronde per averne una prova concreta basta guardare all’Argentina di Mauricio Macri. Dopo appena quattro anni di neoliberismo selvaggio il paese è ripiombato nell’incubo già vissuto in un’epoca che adesso sembra lontana e che portò il paese al fallimento agli albori degli anni 2000.
C’è un grande assente nelle discussioni che vanno in scena sui vari media riguardo il Venezuela. Le sanzioni illegali imposte da USA ed Unione Europea contro Caracas. Così i fantomatici esperti possono dire che Maduro è stato peggio di una guerra. Oppure Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale definire quella del Venezuela come la peggiore crisi economica della storia in tempo di pace. E se lo dicono loro che con le loro folli politiche economiche di stampo neoliberista hanno affossato fior di paesi c’è da crederci davvero.
L’economista Jeffrey Sachs in un recente rapporto ha definito le sanzioni imposte contro il Venezuela come una punizione collettiva che hanno causato oltre 40 mila morti nel 2017-2018. Sanzioni che corrisponderebbero per l’appunto alla definizione di punizione collettiva della popolazione civile, come descritto nelle convenzioni internazionali di Ginevra e dell'Aja, di cui gli Stati Uniti sono firmatari.
Illegali secondo il diritto e i trattati internazionali che gli Stati Uniti hanno firmato e che sembrerebbero violare la legge statunitense.
Ma questo non lo dicono i nostri fake media. Sarebbero poi costretti, di conseguenza, ad ammettere che per anni hanno mentito.
Così vengono occultate le varie testimonianze di Alfred de Zayas, esperto dell’ONU che ha compilato un accurato rapporto sul Venezuela dove afferma che le sanzioni rappresentano un vero e proprio assedio medievale. In un’intervista rilasciata a l’AntiDiplomatico dichiarava che attraverso le sanzioni gli Stati Uniti conducono una «una guerra economica che sta stritolando il paese, causando molta sofferenza tra i più vulnerabili. Come ho scritto nel mio rapporto inviato al Consiglio dei diritti umani, le sanzioni uccidono. Il governo ha difficoltà nell'ottenere l'insulina, le medicine necessarie contro la malaria, i farmaci antiretrovirali, ecc. Le catene di distribuzione dei beni alimentari sono state sconvolte dalla guerra interna condotta dall'opposizione. La maggior parte dell'economia è ancora in mano al settore privato e ci sono stati numerosi casi di accaparramento, con gli alimenti e i medicinali che non vengono distribuiti ai supermercati e alle farmacie ma vengono immagazzinati e poi immessi nel mercato nero. Chi è morto per la malnutrizione o per mancanza di dialisi o altre medicine è morto per colpa delle sanzioni. Questo solleva questioni di responsabilità civile e penale da parte dei paesi che impongono le sanzioni, perché sanno che causeranno morte. È un omicidio premeditato. Non è solo un danno collaterale».
Senza sanzioni il Venezuela avrebbe una crescita del PIL superiore a rispetto all’Argentina, come dimostra uno studio realizzato dall’Unità di Dibattito Economico del CELAG. Il blocco finanziario internazionale contro il Venezuela dal 2013 è la causa principale della crisi economica. Questo blocco ha comportato la perdita di 350.000 milioni di dollari nella produzione di beni e servizi tra il 2013 e il 2017, secondo uno degli scenari proposti nel modello macroeconomico di coerenza utilizzato.
Lo studio sottolinea l'importanza capitale dei blocchi finanziari per strangolare l'economia di un paese. Attacchi esterni alla capacità economica e produttiva di una nazione possono porre fine alla stessa nel giro di pochi anni e, in tempi recenti, sono spesso il preludio all'intervento militare.
Scrive il CELAG: «Un paese dipendente dalle importazioni quanto il Venezuela non può attivare il suo apparato produttivo senza valuta estera. Lo strangolamento dei finanziamenti stranieri ha significato, in termini metaforici, un massiccio bombardamento delle sue fabbriche e industrie. Se il governo di Nicolás Maduro avesse avuto un finanziamento internazionale come quello a disposizione di Mauricio Macri durante i suoi primi tre anni in carica, la crescita del PIL venezuelano sarebbe superiore a quella dell'Argentina».
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