La giornata di oggi ha segnato l’ingresso di nuovi paesi nel gruppo dei paesi emergenti conosciuto come BRICS. Un blocco che sempre più si configura come il fulcro del nuovo mondo multipolare in costruzione. Tra i nuovi ‘ammessi’ nel blocco abbiamo l’Argentina. Il presidente Alberto Fernandez in diretta nazionale ha confermato l’ingresso del paese nel blocco e ha evidenziato come il gruppo attualmente rappresenti oltre un quarto del PIL mondiale. Continuiamo a rafforzare relazioni fruttuose, autonome e diversificate con altri paesi del mondo", ha affermato, come riporta il quotidiano Pagina|12.
"Saremo protagonisti di un destino comune in un blocco che rappresenta più del 40% della popolazione mondiale", ha detto il presidente in un messaggio registrato da Quinta de Olivos (residenza ufficiale del presidente dell’Argentina) e ha assicurato: "Il nostro ingresso nei BRICS è un obiettivo coerente con la ricerca di proiettare il nostro Paese come interlocutore chiave e potenziale articolatore di consenso in collaborazione con altre nazioni".
Fernández ha aggiunto che “l’Argentina era, è e sarà un paese integrazionista. È politica dello Stato ricercare l'integrazione". Inoltre, ha sottolineato che "far parte dei BRICS ci rafforza e non esclude altre istanze di integrazione, e ancor meno l'orgogliosa adesione dell'Argentina al sistema multilaterale delle Nazioni Unite".
"Vogliamo far parte dei BRICS perché il difficile contesto globale conferisce al blocco una rilevanza singolare e lo rende un importante punto di riferimento geopolitico e finanziario, anche se non l'unico, in questo mondo in via di sviluppo", ha insistito.
"Abbiamo iniziato il processo di adesione ai BRICS nella convinzione che fosse una piattaforma politica ed economica necessaria di fronte a un mondo instabile e ingiusto, dove i paesi con economie emergenti richiedono livelli più elevati di integrazione", ha spiegato Alberto Fernández.
"Fare parte dei BRICS significa far parte di un blocco che rappresenta attualmente il 24% del PIL mondiale, il 16% delle esportazioni e il 15% delle importazioni mondiali di beni e servizi".
"La nostra intenzione nasce dai nostri interessi nazionali: aumentare la capacità delle nostre esportazioni verso i paesi membri e rafforzare le nostre opportunità commerciali con i paesi che mantengono relazioni di secondo ordine con i paesi membri dei BRICS”, ha sottolineato il leader peronista.
Fernández ha assicurato che l'adesione al gruppo delle economie emergenti che compongono Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa rappresenta "una nuova opportunità" per il Paese.
"Vogliamo approfittarne per il bene degli argentini, e soprattutto di quelli che ne hanno più bisogno. È il cuore della nostra politica estera, proiezione nel mondo di un popolo pacifico, amichevole, realista e dignitoso".
Nel suo messaggio, il Presidente ha anche ricordato che i paesi membri del blocco sostengono l'Argentina nella rivendicazione della sovranità sulle Isole Malvinas.
"Non è una questione secondaria, inoltre, sottolineare che la pretesa argentina di risolvere la disputa di sovranità della questione delle Malvinas ha in questo forum paesi che accompagnano una soluzione pacifica e negoziata, come previsto da diverse risoluzioni dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite", ha detto Fernández.
Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica compongono questo blocco economico-commerciale che compete con Stati Uniti ed Europa. L'incontro tenutosi in questi giorni a Johannesburg ha definito, dopo lunghe discussioni interne, l'incorporazione di nuovi Paesi.
Sono 67 le nazioni che hanno presentato domanda di adesione e il blocco, per il momento, ha acconsentito all'ingresso dell'Argentina insieme ad Arabia Saudita, Egitto, Etiopia, Emirati Arabi Uniti e Iran.
I BRICS hanno il potenziale per cambiare le relazioni internazionali e, soprattutto, le relazioni commerciali in istituzioni come l’OMC e il FMI. Per quanto riguarda l’America Latina, che adesso vede incorporate nel blocco le due nazioni più grandi, ha uno strumento molto potente ed efficace attraverso cui difendersi dagli attacchi dell’egemone del nord, gli Stati Uniti, che hanno l’obiettivo di appropriarsi delle vaste risorse latinoamericane come acqua, terreni agricoli e idrocarburi. E soprattutto controllare l'Atlantico meridionale, uno degli spazi marittimi più importanti sulla rotta del petrolio dal Medio Oriente agli Stati Uniti, che a sua volta passa attraverso il Sud Africa e Brasile prima di raggiungere i Caraibi.
Il mondo cambia velocemente e l’egemonia occidentale sembra davvero giunta al capolinea.
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