Lunedì 6 dicembre, vigilia del vertice telematico tra Joe Biden e Vladimir Putin, la portavoce della Casa Bianca Jen Paski ha tenuto una conferenza stampa nel corso della quale sono emerse varie domande rispetto all’incontro previsto il giorno successivo.
Come fisiologico, la questione ucraina ha occupato gran parte degli interventi di Jen Psaki: verso la conclusione della conferenza stampa è intervenuto Steven Nelson del New York Post, il quale, sulla base del report dell’amministrazione presidenziale riguardante la corruzione, ha chiesto dei chiarimenti sui rapporti tra Hunter Biden e la Cina: secondo quanto riportato anche dal New York Times - difficilmente tacciabile di simpatie repubblicane - il figlio del presidente avrebbe infatti avuto un ruolo nell'acquisizione di alcuni giacimenti di cobalto in Congo da parte di alcune aziende legate al governo cinese.
Prendendo parola, il giornalista del New York Post, Steven Nelson ha menzionato la recente pubblicazione di “Laptop from Hell”, nuovo libro di Miranda Devine, autrice che come Nelson collabora con il New York Post.
Alle domande di Steven Nelson, Jen Psaki ha risposto in maniera sbrigativa e nervosa. Nel suo nervosismo sembra riflettersi bene la consapevolezza dell'enorme scandalo generatosi con la pubblicazione dei documenti rinvenuti nel computer di Hunter Biden che testimoniano ingenti movimenti di denaro, legami d'affari bancari e risvolti internazionali compromettenti.
Un corposo capitolo del libro di Miranda Devine è dedicato alla Burisma, principale società del settore energetico ucraino: all'indomani del proteste di Maidan e della successiva destituzione di Viktor Yanukovich, ossia nel medesimo periodo in cui suo padre Joe era vicepresidente dell’amministrazione Obama, Hunter Biden è diventato membro del consiglio di amministrazione di Burisma per cinque anni in un tweet dell'autunno 2020, probabilmente con meno nervosismo, Jen Psaki liquidava come “disinformazione russa” ogni sostanzialità delle controverse vicende in cui Biden figlio è stato coinvolto negli scorsi anni: rispondendo a Steven Nelson, portavoce della Casa Bianca Jen Paski ha affermato di non avuto modo di leggere il libro di Miranda Devine,
A proposito delle vicende afrocinesi di Biden figlio, Jen Psaki ha risposto che Hunter Biden non è membro del governo federale, né ha incarichi pubblici: pertanto, volendo compiere un'indagine sulla trasparenza degli affari del figlio del presidente, si dovrebbe, secondo Jen Paski, rivolgersi agli avvocati di Hunter Biden, anziché alla Casa Bianca.
Dal canto suo, il Republican National Committee, non ha perso tempo a stigmatizzare l'atteggiamento di Jen Psaki come un palese rifiuto di affrontare la questione Hunter.
Il giorno dell'incontro telematico tra Biden e Putin, Fox News ha dato ampio spazio ai risvolti della conferenza stampa tenutasi presso la Casa Bianca dando spazio a figure di spicco delle precedenti amministrazioni repubblicane. Presentando le domande poste da Steven Nelson e le risposte di Jen Psaki, la conduttrice del notiziario di Fox News ha affermato che se una vicenda riguardante un possibile intreccio tra l'amministrazione presidenziale e gli interessi della famiglia del presidente fosse emersa con un'amministrazione non-dem la reazione dei media sarebbe stata molto più aggressiva.
Ari Fleischer, addetto stampa della Casa Bianca durante l’amministrazione di George W. Bush, si è detto d'accordo con le considerazioni della conduttrice sottolineando il fatto che se una vicenda simile avesse interessato l’amministrazione Trump, il rilievo mediatico dello scandalo avrebbe avuto proporzioni ben maggiori. Fleischer ha rimarcato che le posizioni a cui Hunter Biden ha avuto accesso sono state acquisite soltanto grazie alla posizione di privilegio politico di suo padre, vicepresidente prima e presidente dopo. Morgan Ortagus, ex portavoce del Dipartimento di Stato dall’aprile 2019 al gennaio 2021, ha affermato che senza dei chiarimenti coinvincenti sulle vicende del figlio, Joe Biden verrebbe meno alla promessa fatta inaugurando il proprio mandato, promessa secondo la quale l' amministrazione da cui guidata sarebbe stata la più trasparente della storia politica degli Stati Uniti degli ultimi anni.
I successivi interventi, condotti da Kayleigh McEnany e da Harris Faulkner hanno commentato la reazione evasiva di Jen Psaki alla domanda sul libro “Laptop from Hell” e la pubblicazione dei documenti privati di Hunter. McEnany, ex portavoce della passata amministrazione, ha affermato che Psaki dovrebbe informarsi riguardo alla pubblicazione del testo e dovrebbe rivedere le sue posizioni, secondo le quali la vicenda non sarebbe stata altro che “disinformazione russa”. Infine, Faulkner, anchorman di Fox News, ha affermato che la reazione di Jen Psaki non implica una sua complicità nella vicenda: tuttavia, se l’amministrazione Biden vuole perseguire il principio della trasparenza prefissato all'atto dell'insediamento, deve far luce sulle vicende di Hunter Biden.
L'offensiva repubblicana contro l’amministrazione Biden prosegue: l'Hunter-gate si conferma una delle carte che le forze repubblicane vogliono utilizzare per incalzare la figura del presidente in vista delle elezioni di medio periodo che si terranno il prossimo anno: la resa dei conti rep potrebbe addirittura costare l'impeachment a Joe Biden. La condotta di Hunter potrebbe dunque trasformarsi in un uragano ben peggiore di quello abbattutosi negli scorsi giorni nel mid-west degli Stati Uniti.
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