Il (nuovo) fulcro geopolitico della Strategia Energetica Russa

06 Settembre 2024 09:00 Fabrizio Verde



La miope strategia messa a punto dall’Occidente per ridurre in ginocchio l’economia russa, dopo l’avvio dell’operazione militare speciale in Ucraina per smilitarizzare e denazificare il regime di Kiev, pretendeva di impedire alla Russia l’esportazione delle proprie risorse naturali, in modo da creare una voragine incolmabile nei conti di Mosca.

Evidentemente qualcosa è andato storto per il declinante mondo liberale e liberista visto che Mosca gode di ottima salute mentre l’Occidente arranca spaventosamente. Unione Europea in testa.

La bontà della strategia russa è stata confermata da un recente articolo apparso su Reuters, dove viene segnalato come l’utile netto della società energetica russa Gazprom per la prima metà dell'anno sia più che triplicato rispetto all'anno precedente, superando i 1.000 miliardi di rubli. Inoltre, secondo i dati del canale Telegram di Gazprom, l'EBITDA della società per i sei mesi è stato pari a 1,459 trilioni di rubli, con un aumento del 19% rispetto all'anno precedente.

La crescita degli indicatori finanziari è stata garantita dall'efficiente funzionamento del segmento petrolifero, dall'aumento delle esportazioni di gas (anche verso la Cina del 37%) e dalle misure di contenimento dei costi. Il risultato finanziario positivo del primo semestre è stato influenzato anche dal consolidamento dei progetti di Sakhalin Energy, si legge nella pubblicazione.

Sakhalin–Khabarovsk–Vladivostok pipeline

Il gasdotto Sachalin-Khabarovsk-Vladivostok, noto anche come gasdotto SKV, è un importante progetto infrastrutturale per il gas naturale in Russia, progettato per trasportare il gas dall'isola di Sachalin alle regioni industriali dell'Estremo Oriente russo, in particolare al territorio di Khabarovsk e al territorio del Litorale.

Il gasdotto inizia sull'isola di Sakhalin, attraversa Komsomolsk-on-Amur e Khabarovsk e termina a Vladivostok. Fa parte di una strategia più ampia per migliorare l'approvvigionamento energetico nella regione e svolge un ruolo nell'esportazione di gas russo verso i mercati dell'Asia orientale, tra cui Cina, Corea del Sud e Giappone.

Il progetto è stato avviato per ridurre i costi energetici nell'Estremo Oriente russo sostituendo carbone e petrolio con gas naturale. Il governo russo ha approvato il programma di sviluppo del gas per la Siberia orientale e l'Estremo Oriente nel settembre 2007, portando il consiglio di amministrazione di Gazprom ad approvare il progetto nel luglio 2008. La costruzione è iniziata nel luglio 2009, con la partecipazione di alti funzionari governativi, tra cui l'allora Primo Ministro Vladimir Putin.

Il gasdotto Sakhalin-Khabarovsk-Vladivostok è quindi una componente cruciale della strategia energetica russa, volta a rafforzare l'approvvigionamento interno e a potenziare le capacità di esportazione verso i paesi vicini.

Centralità geopolitica

L'oleodotto Sakhalin-Khabarovsk-Vladivostok è diventato un fulcro geopolitico della strategia energetica russa. Questo oleodotto, che si estende per oltre 1.700 chilometri, collega i giacimenti di petrolio e gas di Sakhalin alle principali città di Khabarovsk e Vladivostok, nell'Estremo Oriente russo. L'oleodotto ha implicazioni significative per la sicurezza energetica e l'influenza della Russia nella regione Asia-Pacifico, come abbiamo avuto già modo di vedere ma è utile ribadire.

Uno dei principali vantaggi geopolitici dell'oleodotto Sakhalin-Khabarovsk-Vladivostok è il suo ruolo nella diversificazione delle rotte di esportazione energetica della Russia. In precedenza, la Russia si affidava in larga misura agli oleodotti che attraversavano l'Ucraina e la Bielorussia per esportare il suo petrolio e il suo gas in Europa. Tuttavia, alcune tensioni e una strategia indubbiamente lungimirante hanno spinto la Russia a cercare vie di esportazione alternative. L'oleodotto a Vladivostok fornisce alla Russia un collegamento diretto con i mercati dell'Asia-Pacifico, di fatto evitando ogni sorta di dipendenza dai mercati europei come confermato dal fallimento delle sanzioni occidentali sull’energia di Mosca e aumentando il suo potere contrattuale nei negoziati sull'energia.

Inoltre, l'oleodotto svolge un ruolo cruciale nell'orientamento della Russia verso la regione Asia-Pacifico. Con la continua crescita della domanda di energia nei mercati asiatici, la Russia vede l'opportunità di rafforzare i propri legami economici e politici con i Paesi della regione. Esportando petrolio e gas attraverso l'oleodotto Sakhalin-Khabarovsk-Vladivostok, la Russia può aumentare la propria influenza nella regione Asia-Pacifico e soprattutto ha potuto bilanciare le perdite causate dalla mancata esportazione di petrolio e gas verso Occidente. Ri-orientando i flussi verso Oriente la Russia non ha subito contraccolpi da nessun punto di vista. Al contrario dei paesi europei che ad esempio annaspano sotto il peso dei costi dell’energia più che raddoppiati dopo aver deciso di rinunciare all’energia a basso costo garantita dalla Russia. L’ex locomotiva europea, la Germania, è caduta in recessione e quindi rappresenta perfettamente il fallimento della strategia occidentale.

Un altro importante aspetto geopolitico del gasdotto Sakhalin-Khabarovsk-Vladivostok è il suo impatto sulla stabilità regionale. Fornendo una fonte affidabile di energia all'Estremo Oriente russo, il gasdotto contribuisce a garantire lo sviluppo economico e la stabilità della regione. Questo, a sua volta, può contribuire alla pace e alla sicurezza nella regione Asia-Pacifico, riducendo la probabilità di conflitti per le risorse energetiche.

Il gasdotto ha il potenziale per rafforzare la posizione della Russia come attore principale nel mercato energetico globale. Con il gasdotto Sakhalin-Khabarovsk-Vladivostok, la Russia può aumentare le sue esportazioni di energia verso i mercati lucrativi dell'Asia e diversificare la sua base di clienti. Questo non solo favorisce l'economia russa e la mette al riparo dalle manovre ostili dei paesi occidentali, ma rafforza anche la sua influenza geopolitica sulla scena mondiale.

Secondo alcuni osservatori, la vicinanza del gasdotto al confine con la Cina solleva interrogativi sull'equilibrio di potere nella regione. Poiché la Cina continua a espandere la propria influenza nella regione Asia-Pacifico, la Russia deve agire con cautela per mantenere i propri interessi geopolitici e impedire che la Cina eserciti un'influenza indebita sul gasdotto e sulle sue risorse energetiche. Tuttavia i rapporti tra Cina e Russia non sono mai stati forti come nella fase storica attuale. Come osservato da Putin in occasione dell’ultimo Forum Economico Orientale tenuto a Vladivostok (Russia), la Cina rappresenta un partner cruciale per la Russia in un momento in cui il paese è isolato economicamente dall'Occidente. Durante l'incontro, il presidente russo ha ricordato che nell'ottobre di quest'anno si celebra il 75° anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due paesi, definendo questo traguardo come un momento di grande importanza per entrambe le nazioni e per l'evoluzione delle relazioni internazionali. La cooperazione energetica tra Cina e Russia è stata il fulcro dei legami economici e commerciali bilaterali negli ultimi anni.

L'oleodotto Sakhalin-Khabarovsk-Vladivostok è un elemento geopolitico centrale nella strategia energetica della Russia. Diversificando le sue rotte di esportazione dell'energia, rafforzando i suoi legami con la regione Asia-Pacifico e migliorando la sua posizione sul mercato globale dell'energia, la Russia ne trae significativi vantaggi geopolitici oltre che economici.

La resistenza della Russia di fronte alle sanzioni occidentali, basate principalmente sull’energia, dimostra non solo l'efficacia della strategia moscovita, ma anche un cambiamento epocale nel panorama geopolitico globale. Quella che sembrava essere una mossa destinata a mettere in ginocchio l'economia russa si è invece rivelata un boomerang per l'Occidente, segnalando l'emergere di un mondo multipolare, in cui la centralità occidentale è sempre più in declino.

Le sanzioni, concepite per limitare l'accesso della Russia ai mercati energetici europei, avevano l’obiettivo di provocare un collasso economico, riducendo drasticamente le entrate derivanti da petrolio e gas, pilastri fondamentali dell’economia russa. Tuttavia, la realtà si è dimostrata ben diversa. La Russia ha saputo non solo reagire, ma trasformare questa crisi in un'opportunità per ridefinire il proprio ruolo a livello globale, sfruttando la crescente domanda energetica dei paesi asiatici e rafforzando la propria posizione come attore centrale nel nuovo assetto multipolare.


Ri-orientamento delle rotte energetiche

Uno degli aspetti più evidenti del successo russo è la capacità di diversificare le rotte di esportazione energetica. Per decenni, l’Europa è stata il principale mercato di sbocco per il petrolio e il gas russi. Tuttavia, grazie a una visione lungimirante, Mosca ha iniziato già da anni a spostare il proprio focus verso l’Asia-Pacifico, anticipando la possibilità di tensioni con l’Occidente. L'oleodotto Sakhalin-Khabarovsk-Vladivostok, con la sua capacità di collegare le risorse energetiche della Russia orientale ai mercati asiatici, è una chiara dimostrazione di questa strategia.

Nonostante le sanzioni, Gazprom ha visto crescere notevolmente i propri indicatori finanziari, triplicando gli utili netti nel primo semestre del 2023. Questa crescita è stata alimentata non solo dall'aumento delle esportazioni verso la Cina, ma anche dall'efficienza operativa e da una strategia di contenimento dei costi. Il consolidamento del progetto Sakhalin Energy, che ha portato alla stabilizzazione dei flussi energetici verso l’Asia, ha giocato un ruolo cruciale in questo successo.


L’Asia-Pacifico come nuovo polo di gravità

L’importanza dell’Asia-Pacifico non è soltanto economica, ma anche geopolitica. La Russia, storicamente orientata verso l’Europa, sta ricalibrando le proprie priorità per diventare un attore sempre più rilevante nel mercato energetico asiatico, dove la domanda è in crescita costante. La Cina, con il suo ruolo di gigante energetico e industriale, è diventata il partner principale di Mosca. Nel quadro delle relazioni bilaterali russo-cinesi, l'energia è il cuore pulsante di una cooperazione sempre più stretta. Gli scambi energetici tra i due paesi non solo garantiscono alla Russia un flusso stabile di entrate, ma rafforzano anche il legame politico e diplomatico in una fase di isolamento economico imposto dall’Occidente.

Non è un caso che, durante il recente Forum Economico Orientale, tenutosi a Vladivostok, Vladimir Putin abbia sottolineato l’importanza della cooperazione con Pechino, definendo la Cina un partner strategico. Le celebrazioni per il 75° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Russia e Cina non fanno che rafforzare l’immagine di due potenze che, unite da interessi comuni, sfidano l’egemonia occidentale, promuovendo un mondo più equamente multipolare.


Declino dell'Occidente e crisi energetica europea

In netto contrasto con il successo russo, l’Occidente, e in particolare l’Unione Europea, si trova a fare i conti con le conseguenze disastrose delle proprie decisioni. La rinuncia al gas russo ha innescato una spirale di aumento dei costi energetici, che ha messo in ginocchio le economie europee, con la Germania – un tempo motore economico del continente – in piena recessione. Il tentativo di sostituire il gas russo con altre fonti energetiche si è rivelato molto più costoso e complicato del previsto, gettando l’Europa in una crisi energetica senza precedenti.

In questo contesto, la strategia occidentale appare miope e slegata dalla realtà globale. L'Europa ha perso un partner energetico affidabile e a basso costo, trovandosi ora a dover competere con altre potenze per assicurarsi forniture energetiche da fonti alternative, con effetti devastanti sull’industria e sull’economia del continente. Il gas naturale liquefatto (GNL) importato dagli Stati Uniti, ad esempio, è ben più costoso rispetto al gas russo, e la sua disponibilità non è sufficiente a coprire la domanda europea in modo stabile e sicuro.


Multipolarismo ed equilibrio geopolitico

Questa nuova configurazione energetica e geopolitica è un riflesso del declino dell'egemonia occidentale e del progressivo affermarsi di un sistema internazionale più complesso e bilanciato. La Russia ha saputo adattarsi rapidamente a questo scenario, facendo leva sulle relazioni con i paesi emergenti e consolidando la propria influenza in regioni strategiche come l’Asia-Pacifico.

Mentre l'Occidente si trova a fronteggiare i limiti della propria visione unipolare, Mosca ha compreso che il futuro passa attraverso una rete di alleanze e collaborazioni multilaterali, dove nessuna potenza detiene il monopolio decisionale. Il gasdotto Sakhalin-Khabarovsk-Vladivostok ne è un esempio lampante: non solo ha diversificato le esportazioni russe, ma ha anche rafforzato i legami economici e politici con la Cina e altri paesi asiatici, riducendo significativamente la dipendenza dalla tradizionale clientela europea.


Un mondo multipolare e la sfida energetica globale

In definitiva, la Russia ha saputo sfruttare abilmente la transizione verso un mondo multipolare, riconfigurando la propria strategia energetica e ampliando il proprio campo d’influenza. L'Asia-Pacifico, con la sua crescente importanza, offre a Mosca una piattaforma ideale per rafforzare le proprie relazioni internazionali e consolidare la sua posizione nel mercato energetico globale. Nel frattempo, l’Occidente, indebolito dalla propria incapacità di adattarsi a un mondo in evoluzione, si trova a fronteggiare una crisi energetica ed economica sempre più grave, causata in gran parte dalle sue stesse masochistiche decisioni.

Questa evoluzione geopolitica non è solo un fenomeno economico, ma riflette anche una trasformazione profonda nell’equilibrio di potere globale. L'idea di un mondo dominato da un'unica superpotenza, l’Occidente, appare sempre più superata, mentre emergono nuovi poli di potere e influenza. La Russia, con la sua strategia energetica astuta e la capacità di adattamento, è emersa come uno degli attori chiave di questo nuovo ordine mondiale.

Il fallimento della strategia occidentale nei confronti della Russia evidenzia non solo la forza e la resistenza di Mosca, ma anche l’incapacità dell'Occidente di comprendere e adattarsi a una realtà geopolitica in rapido cambiamento. La Russia, sfruttando la propria lungimiranza e le nuove alleanze, ha saputo trasformare una potenziale crisi in un’occasione di crescita e consolidamento della propria influenza globale, segnando il tramonto dell’egemonia occidentale e l'alba di un mondo multipolare.

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