di Francesco Santoianni
Quanta gente pensate abbia abboccato alla bufala del “Renzi furioso”? Tutti!
Provate a distribuire un volantino per strada e sentirete tutti rispondervi che, in fondo, l’attacco alla Libia non è imminente. Anzi l’attacco non è neanche sicuro, così come ha detto Renzi che - a differenza dei suoi “infidi ministri” della Difesa e degli Esteri che lo danno per imminente – pretende un dibattito e un eventuale voto in Parlamento.
Buffonate trasformate in “notizie” dai mass media che si perpetuano dal 1999, anno della guerra italiana alla Iugoslavia. Una guerra, quella, preparata dai media con una cura infinitamente superiore a questa che si prospetta alla Libia. Basti pensare ai “crimini dei Serbi” strombazzati sin dagli inizi del 1998 che diedero legittimità al voltafaccia della conferenza di Rambouillet e, quindi, alla guerra. Oggi, invece, con il marasma che caratterizza l’amministrazione Obama, l’Unione Europea e la stessa Libia; con l’ambasciatore USA che, addirittura, detta pubblicamente il numero dei soldati italiani destinati ad andare in Libia, i media si limitano ai collaudati “Ballon d’essai” e “Stop and go”. E cioè ad annunci contraddittori finalizzati a sondare la reattività dell’opinione pubblica ad una guerra e a farla progressivamente abituare all’ineluttabilità di questa.
Intanto si lavora alacremente alla preparazione di un “casus belli” che faccia precipitare la situazione e permetta all’Italia di intervenire in Libia prima che la Francia prosciughi il suo petrolio. Quello dei tecnici italiani rapiti e poi uccisi si è rivelato un colossale flop. Aspettiamo il prossimo.
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