L’unica cosa certa è il “boom” della Borsa di Londra, verosimilmente entusiasta – per le conseguenze sul Brexit - dell’omicidio di Joanne Cox. Per il resto sono supposizioni (Thomas Mair che l’ha colpita è un patsy o un autentico fanatico?), linciaggi mediatici (come quello messo su da Repubblica) e, necrologi-tweet (primo tra tutti “A JoCox: Martire d’Europa”) a riempire le prime pagine dei giornali.
“Martire d’Europa”? La parlamentare labourista Joanne Cox,- spacciata come “pacifista” (forse perché “nel 2015 si era astenuta a una votazione a Westminster sui raid aerei contro l'Isis”) – è stata in prima fila a perorare l’intervento militare della NATO contro il governo di Damasco. In più, questa “eroina dei diritti umani” è stata l’animatrice del famigerato Gruppo intergovernativo (paesi Nato e Petromonarchie) “Amici della Siria” che da anni finanzia e arma (anche grazie ad una vergognosa deroga sulle sanzioni imposta da Londra) bande di tagliagole - presentati come “ribelli” - che da anni alimentano in Siria una guerra costata finora 250.000 morti e 5 milioni di profughi. Profughi che oggi cercano scampo in Europa.
E, oltre alla miseria pianificata dai banchieri dell’Unione Europea , è stato proprio questo fiume di profughi (voluto da gente come la Cox) ad alimentare pulsioni xenofobe, trionfi elettorali, e, verosimilmente, il folle gesto di Thomas Mair. Altro che “Martire d’Europa”. Joanne Cox è stata la vittima di un meccanismo che essa stessa aveva contribuito a costruire: quello del “Prima creiamo il problema, poi ci ergiamo come soluzione”. Profughi? Li accogliamo a braccia aperte. E chi non è d’accordo con noi è un razzista. E se i razzisti aumentano, siamo noi la soluzione. In ogni caso: Divide et Impera.
Intanto le commemorazione sulla “Martire d’Europa” uccisa dai “frutti tossici della campagna Brexit” continuano a troneggiare su tutti i mass media. Dureranno fino al 23 giugno, data del referendum in Gran Bretagna. Poi si riparlerà della inevitabile “guerra umanitaria” alla Siria. Per risolvere il problema dei profughi. Per che altro?
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