Sul tormentone bufala dei "400 troll russi contro Mattarella"

È ormai il Tormentone dell’estate 2018. Ci riferiamo alla bufala dei trolls di Putin per avvelenare la Democrazia in Italia. Sbandierata da tutti i media mainstream, ha la sua “autorevole fonte” in una fantomatica “fuga di notizie”, dagli uffici del procuratore speciale Robert Mueller titolare dell’inchiesta sul Russiagate; “fuga di notizie”, che ha permesso la divulgazione di una serie di file Excel analizzati dal sito fivethirtyeight il quale avrebbe trovato, nel periodo 2015-2017, “un milione di interventi sul social da parte di profili sospettati di appartenere a operatori russi” (si badi bene: “sospettati”). Tra questi – a detta del Il Fatto Quotidiano - anche 1500 tweet in italiano che rilanciano temi populisti a favore della Lega e del Movimento Cinque Stelle”. Ora, 1500 tweet in tre anni significa, più o meno, 3 al giorno (su Twitter, nel mondo, ogni minuto vengono pubblicati 278mila tweet). Ci sarebbe da domandarsi a questo punto per quale motivo Putin, per distruggere la Democrazia in Italia, dovrebbe continuare a pagare mangiapane a tradimento come i suoi 400 trolls, rintanati - secondo i nostrani media - nel loro famigerato covo di San Pietroburgo.


Ma cosa dicono questi tweet e, sopratutto, di chi sono questi trolls messi su per avvelenare la nostra Democrazia? C’è chi pretende di svelare il loro legame con il Movimento Cinque Stelle e la Lega incollando uno screenshoot di quello che a suo dire è il profilo Twitter – guarda caso, rimosso - della ormai famigerata “Noemi” già titolare di ben 56 mila follower (ma perché mai una che ha, verosimilmente, impiegato una vita a procurarsi tanti follower, ora dovrebbe scomparire nel nulla?). E c’è chi come l’ottimo Riccardo Saporiti (sorprendentemente pubblicato su Wired) si è preso la briga di scaricarsi tutti i file excel pubblicati da fivethirtyeight analizzandone minuziosamente i dati.


Vengono fuori cose davvero interessanti.


Ad esempio, molti dei tweet classificati da sito fivethirtyeight come “italiani” sono scritti in inglese (e, quindi non destinati agli internauti del nostro Paese); più di 13mila sono retweet (rilanciano, cioè, contenuti prodotti da altri). Ma ancora più clamoroso è l’individuazione del paese di origine di questi presunti “trolls di Putin”: ben 12mila dei loro tweet arrivano dall’Italia; altri 4mila dagli Stati Uniti, mentre 2mila hanno origine sconosciuta. E quelli che inequivocabilmente, arrivano dalla Russia? Sono appena 4 (quattro!); due dei quali pubblicano foto di Claudia Cardinale, mente uno inneggia a Che Guevara.


La pubblicazione di questa ricerca avrebbe dovuto indurre a più caute posizioni i tanti che presentavano l’armata informatica di Putin che già abbeverava i cavalli nelle acquasantiere di Piazza San Pietro. Così non è stato. E tocca a Gianni Riotta (che credevamo chiuso in convento dopo la sua figuraccia di un mese fa) riaprire le danze sparando un tweet (“La notte dell’allarme al Quirinale per i trolls russi di Sputnik e Messora. Allarme che qui leggete da mesi” che da’ lustro ad un davvero incredibile articolo del Corriere della Sera. Ne riportiamo qui alcuni brani.


È la notte tra il 27 e il 28 maggio 2018. Quella che segue il no del presidente della Repubblica alla designazione di Paolo Savona nel ruolo di ministro dell’Economia per il governo gialloverde destinato a nascere qualche giorno dopo, il primo giugno. (...)


Alle due del mattino, improvvisamente, si registra su Twitter un’attività assolutamente anomala: in pochissimi minuti si registrano circa 400 nuovi profili, tutti riconducibili a un’unica origine. Profili dai quali partono subito migliaia di messaggi — con ogni evidenza già pronti — in un attacco moltiplicato con lo stesso obiettivo: Sergio Mattarella. Al quale, tra varie volgarità, si intima di «dimettersi».


Al Quirinale scatta l’allarme. Grazie al lavoro della polizia postale si stabilisce che la fonte di tutto è una sola. Ma il monitoraggio sulla rete, per quanto stretto e attento, non consente comunque di trovare l’anello di congiunzione tra la galassia dei social network e una precisa cabina di regia. Si sa che, con alta probabilità, dovrebbe esser stata creata all’estero, anche se nessuno è in grado di dire se c’entrino gli operatori russi impegnati in azioni di disturbo nella campagna elettorale americana.” (....)


Lo staff di Mattarella non ha dunque elementi per addebitare specificamente a qualcuno la paternità di quel massiccio tentativo di interferenza. Tuttavia il dossier messo insieme quella notte si somma ad altri fascicoli di analogo «interesse sensibile» e noti da almeno un paio d’anni. Per esempio quello, gonfio di pagine, di «Byoblu», canale d’informazione alternativa (così si autodefinisce) e ultrasovranista gestito dal blogger Claudio Messora, ex capo della comunicazione dei Cinque Stelle, cacciato dal movimento nel 2014. Oppure quello che raccoglie parecchi contenuti della televisione «Russia Today» (della quale era ospite fisso Marcello Foa, appena bocciato in Commissione di vigilanza nella rincorsa al vertice della Rai), pure di area sovranista e filopopulista, che ha veicolato contenuti e attacchi contro le nostre istituzioni assai simili a quelli messi simultaneamente in rete nella notte tra il 27 e il 28 maggio.”


Quindi a “provare” la mano di Putin nell’”attacco”(quattrocento nuovi account, ovviamente tutti accettati da Twitter) non c’è assolutamente nulla se non una disinvolta comparazione con paranoici dossier.


Ma, secondo voi il Tormentone dell’estate si chiude qui? Noi crediamo di no, continuate a seguirci.

Francesco Santoianni



Si ringrazia Agata Iacono per la collaborazione



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