Più che un ennesimo colpo di scena, l’identificazione dei due russi “responsabili dell’avvelenamento di Sergei e Julia Skripal” annunciata in parlamento da Theresa May diventa un nuovo strampalato capitolo di quella che è diventata un’epopea - La saga del Novichock - che, oltre alla sfrenata inventiva del governo inglese, si direbbe celebri la dabbenaggine della quasi totalità dei giornalisti main stream i quali continuano a non porsi ovvie domande.
"Sono arrivati all'aeroporto di Gatwick alle 15 di venerdì 2 marzo, dopo aver preso il volo Su2588 proveniente da Mosca. Hanno raggiunto la stazione di Victoria in treno e poi quella di Waterloo prima di andare a City Stay Hotel situato su Bow Road, Londra est. Lì hanno trascorso la notte di venerdì e sabato e sono state trovate tracce di Novitchok nella loro camera d'hotel" ha dichiarato Theresa May.
Ma come? Due agenti russi impegnati in una missione segretissima, atterrano all’aeroporto di Londra (dove, come tutti i passeggeri, potrebbero essere sottoposti a minuziosi controlli) partendo proprio da Mosca? E vanno a dormire insieme nello stesso albergo? Non aveva il servizio segreto russo a Londra uno straccio di covo dove i due avrebbero potuto dormire senza farsi fotocopiare i documenti di identità? E neanche un’auto, per evitare che i due venissero immortalati dalle telecamere delle stazioni ferroviarie? E le “tracce di Novitchok nella loro camera d'hotel”? E perché mai, dopo sette mesi, ci sarebbero ancora tracce di questa sostanza? Che hanno fatto i due? Hanno spruzzato nella loro camera d’albergo un po’ di Novitchok, così, tanto per vedere che succedeva? O l’hanno travasato in un qualche altro contenitore - facendo sbadatamente cadere qualche goccia - avendo dimenticato parte delle attrezzature a Mosca?
E, poi, come avrebbero avvelenato gli Skripal? Le autorità inglesi, finora, hanno fornito ben tre, strampalate, ricostruzioni dell’attentato. Ora viene riesumata quella del Novitchok cosparso sulla maniglia del portone della villetta degli Skripal. Ma non è questa l’unica assurdità che costella le “indagini” delle autorità inglesi (tra l’altro così accurate da non notare nemmeno la presenza del gatto di Julia Skripal, così morto di fame). Ce ne sono ben altre. Intanto, perché mai i servizi segreti russi, con tutti i metodi per ammazzare che conoscono, avrebbero scelto proprio una sostanza che avrebbe ricondotto ad essi? E perché dopo il Novitchok, “cento volte più micidiale del Sarin”, gli Skripal non sono morti? E perché mai i russi avrebbero dovuto colpire una spia che avevano liberato otto anni prima?
Ma dicevamo delle strampalate ricostruzioni dell’attentato annunciate dalle autorità inglesi.
A marzo, pur di accusare i russi, ci avevano raccontato che il Novitchok era stato spruzzato nella valigia di Julia Skripal prima che questa si imbarcasse da Mosca per Londra; si, ma come mai, almeno quattro ore dopo aver indossato i vestiti “avvelenati”, Julia si è accasciata contemporaneamente con il padre sulla panchina? Due mesi dopo, nuova ricostruzione: il Novitchok è stato spruzzato sulla maniglia del portone della villetta degli Skripal: si ma perché mai due persone, per uscire di casa, dovrebbero afferrare entrambi la maniglia del portone? A Luglio, nuova versione: a colpire gli Skripal, con uno spray, direttamente sulla panchina, sono stati sei russi (che, ovviamente, non sono stati uccisi dal Novitchok “cento volte più micidiale del Sarin”); lo attestano “registrazioni di telecamere a circuito chiuso, installate nei pressi della panchina” che non sono mai state mostrate.
E tutto questo mentre uscivano fuori vere notizie davvero clamorose, come gli esperimenti compiuti, anni prima, sull’ignara popolazione di Salisbury dai militari del vicino Centro armi chimiche di Porton Down o la scoperta che contenitori atti a contenere Novitchok erano stati brevettati, anni prima, negli USA o la strana morte per “avvelenamento da Novitchok” di Dawn Sturgess (unita alla “resurrezione” di Julia Skripal e alla davvero sbalorditiva dichiarazione del Direttore del Centro di di Porton Down) che lasciavano intravedere come dietro l’attentato agli Skripal potesse esserci un nuovo caso Bruce Edwards Ivins: il biologo del Centro armi biologiche di Fort Detrick (USA) responsabile, nel 2001, degli attentati con buste piene di antrace.
Caso Skripal: una storia tutta ancora da scoprire? Crediamo di si. Magari con una seria inchiesta condotta da una imparziale e autorevole commissione internazionale, così come hanno chiesto le autorità russe. Anche se c’è chi ha già la verità in tasca. Ad esempio l’ineffabile Gianni Riotta – membro del “Gruppo alto livello per la lotta alle fake news” costituito dall’Unione Europea, scoperto a diffondere fake news contro Russia - che su Twitter inneggia all’identificazione dei due russi, maledicendo “Le grandi firme negazioniste filo Mosca che fanno carriera”. O i “giornalisti” di Sky-News che, proprio mentre stiamo scrivendo questo articolo “spiegano” che Dawn Sturgess è morta perché si era spruzzata sulla pelle, credendolo un profumo, il contenuto di una boccettina; il suo compagno Charlie Rowley, invece, è sopravvissuto perché “se ne era spruzzato un po’ di meno”. Novitchok: cento volte più micidiale del Sarin.
Francesco Santoianni
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