al Baghdadi: le incongruenze che nessuno vi racconta

Abu Bakr al Baghdadi, il leader dell’ISIS, dopo essersi rifugiato in lacrime in un tunnel senza uscita, si è fatto saltare in aria con i suoi tre figli; morte anche le sue due mogli, bardate anch’esse con giubbotti esplosivi, rimasti comunque inesplosi. Lo afferma in una conferenza stampa Donald Trump, che avrebbe seguito in diretta l’operazione militare dalla Situation Room della Casa Bianca. Lo riportano in evidenza tutti i media mainstream (a cominciare da Repubblica e Corriere, Il Fatto Quotidiano) che, ovviamente, non si pongono ovvie domande.


Ad esempio: Perché mai uno che scappa dagli americani si porta dietro due mogli e tre bambini? Come facevano gli americani (dall’alto degli elicotteri o rincorrendolo in un tunnel) a notare le lacrime di al Baghdadi? Perché non sarebbero esplosi ben due giubbotti esplosivi pur investiti dallo scoppio di quello indossato da al Baghdadi? Con che cosa sarebbe stato confrontato “il suo DNA prontamente prelevato dai resti”? Quali “dati biometrici” si potevano ricavare dai resti di una esplosione avvenuta in tunnel? Ma si tratta di al Baghdadi o è il replay della messinscena organizzata per la morte di Bin Laden? E perché non si è tentato di catturare vivo al Baghdadi? Forse perché il suo interrogatorio avrebbe potuto rivelare chi erano i suoi burattinai?


Un’ultima domanda: perché al Baghdadi, già allora accusato di innumerevoli omicidi, fu scarcerato, nel 2004, dal centro detenzione statunitense di Camp Bucca, in Iraq? Forse perché gli USA avevano bisogno di una nuova organizzazione terroristica per giustificare i loro futuri interventi militari? Per carità! Rischieremo l’accusa di “complottismo” e relativa estromissione da Internet. Ci inchiniamo, quindi, alla spiegazione data da Gianni Riotta, già membro del “Gruppo alto livello per la lotta alle fake news” messo su dall’Unione Europea: “(…) il suo rilascio (…) schiude voci di complotto: si tratta invece dei soliti errori della burocrazia”.


Intanto, il comunicato del Ministero della Difesa russo gela gli entusiasmi dei media mainstream. E se davvero al Baghdadi non è morto, dovremmo rassegnarci alla sua quarta resurrezione.


Francesco Santoianni - Pecorarossa

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