Navalny, gli avvelenatori russi sono così inetti?


di Francesco Santoianni

Davvero inetti questi avvelenatori dei servizi segreti russi.

Per far fuori Litvinenko nel 2006 avrebbero usato il Polonio. E perché mai i servizi segreti russi (che, certamente, vantano una terrificante professionalità in omicidi) avrebbero usato, questo radioisotopo che ha la caratteristica di lasciare tracce del suo passaggio? Non se lo domandava La Stampa che annunciava pure il nome dei sicari: “Andrei Lugovoi e Dmitri Kovtun (...) Tracce del Polonio vennero trovate negli alberghi, ristoranti e altri luoghi pubblici da loro visitati.“

Nel 2018, per colpire Sergej Skripal e la figlia avrebbero usato Novichok “un composto nervino cento volte più letale del Sarin che solo i russi posseggono” secondo vari media italiani. Altre domande: e perché mai i russi dovevano usare una sostanza che, possedendola solo loro, li identifica come mandanti? E visto che ci siamo: perché mai se il Novichock e cento volte più letale del Sarin Skripal e la figlia sono ancora vivi?

Oggi è la volta di Alexei Navalny, ”oppositore di Putin”. Colpito con un the avvelenato servitogli in aereo. Così che, per identificare i sicari, basta dare una scorsa alla lista dei passeggeri o dell’equipaggio.

Davvero inetti questi avvelenatori dei servizi segreti russi.

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