Finalmente qualche risata in questo mesto Natale-Covid! Ce le regala Openonline, tempio del Fact Checking, con l’articolo “Caso Navalny, il veleno forse nelle mutande. Secondo uno 007 russo sarebbe stato messo nelle cuciture”. Mutande avvelenate che si direbbero essere un feticcio per i servizi segreti russi.
Infatti, già per Novichok spruzzato, al controllo bagagli dell’aeroporto di Mosca, sulle sue mutande, Julia Skripal si sarebbe accasciata, il giorno dopo, insieme al padre (l’ex spia Sergei Skripal) su una panchina di Salisbury. In un circostanziato articolo ci domandavamo stupiti perché mai i due si fossero accasciati su quella panchina contemporaneamente. Domanda certamente intrigante ma che sbiadiva di fronte alla principale inerente il “caso Novichok”: perché questo “gas nervino, inventato dai russi, cento volte più letale del Sarin” non ha ammazzato Julia e Sergei Skripal? Domanda che si ripropone oggi davanti al “dissidente russo” Alexei Navalny, pure lui avvelenato dai russi con Novichok, pure lui miracolosamente sopravvissuto.
Malauguratamente, non chiarisce questo mistero nemmeno il suddetto articolo di Openonline, che prende come oro colato l’”inchiesta” di un “esperto” talmente screditato da meritare un intero capitolo del mio libro* “Fake news: guida per smascherarle”: Eliot Higgins, titolare del bufalaro sito Bellingcat. “Inchiesta” basata sull’audio di una presunta telefonata (che ovviamente sta spopolando sui social alla faccia della loro “lotta alle fake news”) nella quale Navalny, spacciandosi per tale Maxim Ustinov - a detta di Repubblica, un “inesistente assistente del segretario per la Sicurezza nazionale russa” riesce a farsi raccontare… ma forse è meglio lasciare la parola a Openline:
“Negli ultimi giorni (Alexei Navalny) sarebbe riuscito a contattare un agente dell’Fsb, il Servizio Federale per la Sicurezza della Russia. Il suo nome sarebbe Konstantin Kudryavtsev. Con lui Navalny si è finto un alto funzionario interessato a capire cosa era successo in quei giorni di fine agosto che avevano portato al suo avvelenamento. Kudryavtsev non solo avrebbe rivelato che i servizi segreti avevano effettivamente provato a ucciderlo, ma avrebbe anche chiarito che se Navalny non fosse stato curato subito il risultato sarebbe stato diverso. Navalny non si è accontentato di ricevere una conferma ai suoi sospetti: ha voluto fare di più (…) durante la telefonata ha chiesto anche dove si potrebbe trovare una quantità più alta di veleno sui vestiti da lui indossati quella mattina di agosto. La risposta sarebbe stata «nelle mutande», nello specifico lungo le cuciture della zona inguinale.”
Ma davvero è così facile, in Russia, carpire i segreti di Stato? Basta chiamare, con il nome di uno mai sentito prima, ad un qualsiasi funzionario dei servizi segreti per sapere addirittura in quale parte delle mutande hanno spruzzato il Novichock? Se è così facile nella putiniana Russia, viene quasi la voglia di chiamare (con un nome falso, per carità) il centralino dell’AISI (sta a Roma, Piazza Dante 25) e chiedere di qualcuno con cui fare quattro chiacchiere, che so’, sull’abbattimento del DC-9 sui cieli di Ustica.
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