Grazie ai media mainstream, già dilaga la paura per la “misteriosa malattia” che in Congo avrebbe provocato “70 morti” e che, minacciando di dilagare anche in Italia, ha spinto il Governo a dichiarare uno “stato di allerta”. E questo per una infezione caratterizzata, secondo il Corriere della Sera, da uno spaventoso tasso di letalità (rapporto malati/deceduti) del “7,6 per cento” nonostante sia stato fatto notare che il territorio nel quale si è manifestata la malattia (un area sperduta della provincia di Kwango) non dispone di ospedali (e neanche ambulatori) in grado di distinguere questa infezione dalle tantissime che lì si manifestano.
Su questa che si direbbe essere l’ennesima psicosi di massa, abbiamo intervistato il Prof. Giulio Tarro, già primario dell’Ospedale Cotugno per le malattie infettive, e autore di articoli scientifici e innumerevoli libri, tra i quali uno, fondamentale, sull’emergenza Covid.
“Intanto, mi domando che fine abbia fatto l’emergenza ‘vaiolo delle scimmie’ che, fino a qualche mese fa troneggiava su tutti i media e per il quale era stato pure predisposto uno sciagurato vaccino, consigliato anche ai bambini e alle donne incinte. Vaccino che quasi nessuno ha fatto, anche perché, così come avevo fatto notare, questa storia del “vaiolo delle scimmie” era una ‘emergenza’ assolutamente ingiustificata.
Per quanto riguarda poi la minaccia di questa ‘misteriosa malattia’ (che non si sa neanche se sia di origine virale o microbica) proveniente dal Congo mi sembra detti lo stesso copione usato per Ebola; che, certamente, è una temibile infezione se si manifesta in un’area priva di qualsiasi struttura sanitaria ma che, nel 2014, ha colpito gli USA senza provocare nessuna epidemia. Lo stesso per il virus di Marburg, manifestatosi in Germania nel 1967, o il virus della SARS-CoV-1, manifestatosi in Italia nel marzo 2003.”
Ma, ammesso, e non concesso, che questa infezione proveniente dal Congo finisca per essere una minaccia anche in Europa, cosa si dovrebbe fare?
“Esattamente il contrario di quello che è stato fatto per il Covid. Invece di terrorizzare il paese sbandierando un inesistente tasso di letalità, invece di impedire ai malati di essere curati a casa costringendoli a morire in ospedali diventati lazzaretti, invece di negare l’esistenza di cure pur di imporre un vaccino…. affrontare l’epidemia puntando sulla medicina territoriale. La stessa medicina territoriale che ci ha permesso di affrontare, ad esempio, il pur temibile virus dell’epidemia influenzale del 1968 (la “Hong Kong”). Medicina territoriale che, nonostante il Covid, oggi si direbbe inesistente.”
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