di Giorgio Cremaschi
Ieri alla Rimaflow di Trezzano, periferia di Milano, è stata una bella giornata che era cominciata malissimo. La fabbrica è da anni sede di lavoro per 12O lavoratrici e lavoratori della vecchia Maflow, un’azienda metalmeccanica che anni fa ha chiuso ed è stata abbandonata dalla proprietà. Da allora oltre 12O dei dipendenti, con il sostegno dell’intelligenza e della passione di militanti senza sosta come Gigi Malabarba, hanno organizzato una autogestione di lavori e attività che è diventata sempre più solida. La RiMaflow si è così affermata come una di quelle fabbriche recuperate e autogestite, che testimoniano come sia il lavoro che crea l’impresa. E non la bugia opposta oggi sostenuta da tutta l’ideologia ufficiale.
L’ autogestione Rimaflow ha incontrato consenso, ma anche tanti ostacoli e avversioni e uno dei suoi organizzatori, Massimo Lettieri, ha pagato con accuse infamanti di affarismo, dalle quali si prepara ad essere completamente scagionato, ma per le quali oggi è ancora agli arresti domiciliari.
Ieri per la Rimaflow poteva essere una pessima giornata perché la Unicredit, proprietaria degli immobili, ne aveva chiesto ed ottenuto lo sgombero. Per questo ci siamo mobilitati da tutto il paese per sostenere il presidio dei lavoratori di fronte alla minaccia di intervento dell’ufficiale giudiziario. Sembrava che finisse male, vista anche la sgomberite feroce del governo e di varie autorità. Invece è finita bene. È stato convocato un incontro in Prefettura che alla fine ha portato ad una intesa tra tutte le parti, lo sgombero è stato rinviato di 6 mesi e nel frattempo di lavorerà per trovare una soluzione che salvi l’autogestione della RiMaflow. Così le centinaia di compagne e compagni presenti al presidio assieme ai lavoratori oggi hanno potuto festeggiare.
La lotta va avanti, la lotta costa, ma paga.
Grazie alle compagne e ai compagni della Rimaflow per la straordinaria esperienza di autogestione che forniscono a tutto il mondo del lavoro, che dovrà farne buon uso.
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