Intimidazioni di stampo mafioso contro i lavoratori


Di Giorgio Cremaschi


Come si prepara la riuscita della FASE2 nonostante il disastro sanitario e la carenza di misure di sicurezza nei luoghi di lavoro? Cercando di far tacere i lavoratori con il ricatto, l’intimidazione, il licenziamento.

Dopo il licenziamento di un operatore ecologico a Firenze c’è stata la sospensione di lavoratori del Don Gnocchi di Milano e ora il licenziamento di un operaio ArcelorMittal di Taranto. Per tutti la ragione è la stessa, aver denunciata la mancata sicurezza e protezione dal Covid, che l’azienda ha considerato un grave danno all’immagine aziendale. Gli enti locali di Firenze, la Curia di Milano , una grande multinazionale, cui fanno capo i lavoratori colpiti, hanno tutti usato lo stesso provvedimento con le stesse motivazioni.

Non è una coincidenza, è una scelta. Le direzioni aziendali sanno come si lavora e e sanno anche che se i i lavoratori fossero liberi di denunciare ogni inadempienza, allora in tanti posti o non si lavorerebbe o si dovrebbe cambiare tutto.

Così si sviluppa il ricatto per i precari, che subiscono per paura di non essere confermati. Oppure si licenzia proprio con quel nuovo barbaro e incostituzionale principio scoperto dagli uffici del personale: danno all’immagine aziendale. Danno che non sarebbe provocato dalla mancanza di sicurezza, ma dal lavoratore che ha il coraggio di denunciarla.

È il padronato del Jobsact, legge di cui continuiamo a scoprire lo spirito e gli effetti criminali, che pretende dai lavoratori una fedeltà di tipo medioevale che non solo cancella la Costituzione antifascista, ma i più elementari diritti di cittadinanza.

I lavoratori sono carne da macello e non devono parlare, cosi si apre la Fase2. Siamo di fronte ad una vera e propria strategia di intimidazione di stampo mafioso da parte delle direzioni aziendali, che va denunciata e combattuta con tutte le forze. Nel nome della democrazia e della salute, entrambe colpite da questi miserabili comportamenti delle imprese.

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