La macchia indelebile di Odessa

02 Maggio 2024 17:00 Giorgio Cremaschi

Il 2 maggio 2014 a Odessa una manifestazione antifascista, che protestava contro il golpe che a Kiev da poco aveva rovesciato il governo regolarmente eletto, fu aggredita da squadre armate di neonazisti. I manifestanti si rifugiarono nella casa dei sindacati, ma le bande neofasciste, spalleggiate dalla polizia, tirarono molotov che diedero fuoco all’edificio. Poi poliziotti e nazisti presero a sparare su chi cercava di uscire dall’edificio in fiamme, e chi sfuggiva ai colpi di fuoco veniva massacrato a sprangate. Alle fine i morti ufficiali, tutti tra gli antifascisti, furono 48, ma decine e decine furono i dispersi mai più ritrovati, per cui le persone effettivamente uccise dai nazifascisti ucraini furono probabilmente più di 150.

Centinaia furono i feriti gravi, in quello che fu un vero e proprio pogrom, simile a quelli che avvennero in Ucraina e nei paesi baltici nel 1941 , quando la Germania naziste invase l’Unione Sovietica. Allora i tedeschi e i loro collaborazionisti sterminarono ebrei e antifascisti. Nel 2014 agli ebrei si sostituirono come vittime gli ucraini di etnia russa, ma per il resto fu lo stesso. Tornavano ad uccidere gli eredi dei nazifascisti di Stepan Bandera, il Mussolini ucraino colpevole della morte di centinaia di migliaia di ebrei polacchi antifascisti comunisti, divenuto eroe nazionale per il regime di Kiev.

La strage nazista di Odessa fu totalmente coperta dal governo ucraino, che rifiutò qualsiasi indagine su di essa e anzi considerò una provocazione il solo parlarne. I superstiti di essa dovettero passare in clandestinità e fuggire all’estero per salvare le proprie vite di testimoni, mentre i suoi autori ed ispiratori fecero carriera nelle milizie neonaziste e negli apparati di sicurezza di Kiev.

La strage di Odessa venne ignorata e rimossa dalla UE e dai principali governi occidentali. Il più grave crimine nazifascista in Europa dal 1945 non ebbe alcun effetto sulle decisioni di governi che, nel nome della democrazia

e della libertà, continuarono a sostenere incondizionatamente il regime di Kiev nei dieci anni di guerra che seguirono alla strage di Odessa.

Quando oggi i liberaldemocratici si indignano per la crescita diffusa del nazifascismo in Europa, fanno finta di non sapere che loro stessi hanno legittimato questa crescita. Quando i mass media e i politici euroatlantici chiamano combattenti della libertà i tagliagole del battaglione e Azov, essi legittimano gli assassini di Odessa, la cui strage impunita resta una macchia indelebile in Europa.

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