“Ci siamo occupati di fake news da tempi non sospetti”, esordisce così Laura Boldrini che oggi alla Camera ha chiamato alle armi la cavalleria pesante nella corsa verso la limitazione di libertà d'espressione in rete: Facebook, Confindustria e Ministero dell’istruzione. E proprio il fatto che ogni relatore esordisse come l'obiettivo non sia la censura, conferma proprio l'obiettivo finale dell'iniziativa. Iniziativa che ha avuto inizio nel novembre 2016 come vi abbiamo riportato come AntiDiplomatico.
Nel frattempo ci dice la Boldrini ci sono stati “tavoli tematici” capitanati dai quattro “debunker” che hanno partorito una road map per un sentiero ancora non chiaro a nessuno. Non chiaro al presidente di Confindustria che a parte il fallimento del Sole 24 ore non ha molto altro da portare al dibattito. Non chiaro al presidente degli editori che ha semplicemente battuto cassa al convegno. “Informazione di qualità ha bisogno di risorse”, ha ripetuto più volte. E’ questo l’obiettivo? Finanziare ancora di più il mainstream?
A spiegare i dettagli di questo processo di “alfabetizzazione digitale” ha provato la ministra dell'Istruzione Fedeli: "Miur e Camera dei deputati realizzeranno un progetto di formazione ed educazione civica rivolto a tutte le scuole", per permettere agli studenti "di riconoscere una fake news, informarsi in modo concreto, individuare la fonte. Dobbiamo attribuire alle istituzioni formative il ruolo che solo esse possono svolgere ma non possono agire da sole".
Tutto aleatorio e fumoso. La più onesta di tutte è stata la presidentessa della Rai Monica Maggioni. Candidamente (video sotto, vedere per credere) ha detto che è molto facile alterare un video ed è quello che bisognerebbe insegnare ai ragazzi per non credere a quelli che vedono in giro. “E lo sappiamo bene”, ha rimarcato ridendo e guardando qualche giornalista presente in sala. E già perché chi più della Rai che scientificamente mistifica quello che accade in giro per il mondo - dalla Siria al Venezuela, dall’Ucraina alla Corea del Nord - può saperlo?
Alla fine della giornata di lavori, Geppi Cucciari, la presentatrice dell’evento, ha annunciato emozionata che in due ore e con qualche decina di persone che seguiva lo streaming, l’appello bastabufale è passato da 20 a 35 mila firme. Raddoppiate le firme, insomma. 15 mila persone in due ore a firmare l’appello. L’appello era online dall’8 febbraio, con personaggi del calibro di Fiorello e Totti (quest'ultimo anche con un messaggio video da centinaia di migliaia di visualizzazioni) si era prodotto lo stesso di due ore di noiossisima conferenza. Il controllo chiaramente non c'è e l'unica spiegazione plausibile, per non pensare ad una bufala nel convegno contro le bufale, che a segnarsi oggi siano stati tanti fratelli di Sandro il Bufalaro.
P.s. Per ora neanche una volta Laura Boldrini ha menzionato il problema delle bufale di guerra. Prevenire le guerre di aggressione, come le tante che Occidente e paesi del Golfo hanno condotto in questi decenni, è un modo sicuro per evitare oceani di dolore e il disfacimento di interi paesi, che poi costringe a moltiplicare le organizzazioni addette all'emergenza umanitaria, bellica e post-bellica. Per prevenire le guerre occorre anche combattere le menzogne che le favoriscono perché offrono pretesti di intervento a chi intende far guerra, in modo diretto o per procura, per ragioni geopolitiche o "religiose". Quando - e solo ogni tanto - le menzogne sono smascherate, è troppo tardi e un paese è già distrutto. Per farlo bisognerebbe cercare la radice il problema, che era seduto nelle sue varie sfaccettature nel Convegno indetto oggi dalla Boldrini.
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