di Alessandro Bianchi
Costas Douzinas.
Director of the Birkbeck Institute for the Humanities all'università di Londra e Columnist per il Guardian. Autore di
The End of Human Rights: Critical Legal Thought at the Turn of the Century e
Philosophy and Resistance in the Crisis
- Professore nel suo ultimo libro "Philosophy and resistance in the crisis", Lei sostiene come la ribellione ed i movimenti contro l'austerità emersi dal 2011 rappresentino l'unica speranza per una nuova Europa, equa e solidale. L'ultima elezione in Germania sembra però frenare ogni speranza. Il cambiamento è davvero possibile?
È possibile. E dobbiamo combattere perchè avvenga. Naturalmente le difficoltà sono immense. Da questo punto di vista, l'esito delle elezioni tedesche è stato più importante per noi, paesi del Mediterraneo, che per la Germania stessa. Del resto, se invece della Merkel avessero vinto i socialisti di Steinbruck non sarebbe cambiato praticamente niente, hanno le stesse idee.
Si commette spesso l'errore di collegare l'Unione Europea al mercato, ma non è cosi. Nel nostro continente sono radicate le tradizioni, i valori ed i principi migliori al mondo: ci sono le idee universali che derivano dal Risorgimento, dalla Rivoluzione francese e dall'Illuminsmo radicale. Come ha scritto Braudel in un suo libro meraviglioso, il Mediterraneo è il mare degli spiriti perchè le navi che partivano da Genova o Venezia non trasferivano solo merci, ma soprattutto idee ed uomini. Devono riemergere. La battaglia epocale è sui valori e non sul mercato.
Le politiche di oggi incentrate sulle scelte dettate dal "marco" stanno prevalendo, è vero. E se non saremo in grado di far rivivere queste migliori tradizioni connaturate ad i nostri paesi, l'Unione Europea morirà. Da questo punto di vista la vittoria di Angela Merkel può essere paradossalmente una nota positiva per i paesi del sud, proprio perché accelera l'urgenza della loro rivendicazione.
- Ma chi dovrebbe farli riemergere se i partiti tradizionali di sinistra hanno abbracciato quelli del liberismo?
La grave responsabilità storica della sinistra della crisi attuale è proprio quella di non avere più a riferimento i valori di solidarietà, libertà, fraternità ed uguaglianza che esistevano alla fondazione dell'Unione Europea, quando l'idea di giustizia sociale, prosperità redistributiva e diritti umani erano tre pilastri di riferimento. Oggi non abbiamo più la prosperità, con la crisi economica che sta rendendo povero una parte importante del continente, ma anche i concetti di solidarietà e quelli di redistribuzione non fanno più parte della dialettica politica. Perché mai un elettore inglese o uno tedesco dovrebbe decidere di votare per il Labour o il Psd se le loro politiche sono solo una versione sbiadita di quelle neo-liberali di Merkel e Cameron?
- Però si tratta di una scelta suicida per i socialisti europei, come dimostra anche l'implosione del Pasok in Grecia. Perché continuare?
I partiti tradizionali di sinistra stanno collassando per il tradimento ideologico verso la base storica dopo la svolta liberale, ma anche per
un cambiamento sociologico epocale a cui stiamo assistendo che non sono in grado di percepire e preferiscono rimanere legati ad i vecchi schemi. Mentre i vecchi partiti comunisti trovavano nella fabbrica, nel luogo fisico del lavoro, le loro radici, il modello del lavoro è oggi cambiato ed in una società basata sui servizi, sulle reti e sulla multimedialità, la materialità della prestazione si è dissolta. Sta emergendo in modo forte un modello di
democrazia diretta contro la gerarchizzazione tipica del passato. L'idea chiave è di ripensare la relazione tra il cittadino e le organizzazioni socio-economiche: i blog, internet ed i vari social network dimostrano come la mediazione e l'idea centralizzata dell'organizzazione sociale siano destinati a scomparire. Nel mondo dell'economia, che ci piaccia o no, siamo subito ed in modo diretto interconnessi senza l'intermediazione che in passato poteva essere ad esempio il sindacato. Anche in politica il passaggio che si compirà è lo stesso, perché non si può più a delegare ad altre persone, organizzazioni o associazioni. Si tratta di una sfida epocale su come influire in modo organico sull'evoluzione socio-economica del paese e la sinistra tradizionale non l'ha compreso.
- Syriza rappresenta in Grecia un elemento di rottura significativo rispetto a questa tradizione. Il suo leader Tspiras è stato recentemente candidato dalla sinistra europea a concorrere per la presidenza della Commissione. E' lui il "faro" da cui ripartire?
L'esperienza di Syriza è emblematica per comprendere l'evoluzione politica in atto in Europa ed in un certo senso può essere comparata con quella del
Movimento cinque stelle in Italia.
Continua a leggere: http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=6&pg=5729