Dopo aver spiegato la crisi in corso come l'interconnessione di quattro crisi – bancaria, del debito degli stati sovrani, il crollo degli investimenti ed una sociale – i tre autori propongono una serie di misure concrete per uscire dalla crisi. Tenendo conto di una serie di limiti politici e legali – in particolare il fatto che la Bce non può per trattato monetizzare direttamente i debiti sovrani; il programma Omt è stato tollerato fino ad oggi perché di fatto inutilizzato; i paesi in surplus non garantiranno eurobond per mutualizzare il debito; infine, l'eurozona non può aspettare la creazione del federalismo politico – nel testo si esplicano quattro politiche che l'unione monetaria dovrebbe applicare:
1) Un programma di salvataggio bancario centralizzato. Le banche in necessità di ristrutturazione dovrebbero essere ricapitalizzate direttamente dal Mes e non dagli stati nazionali. L'ibrido creato recentemente con i 60 miliardi del fondo messo a disposizione per il salvataggio degli istituti di credito è un inutile palliativo che lascia tutto il peso della riorganizzazione e salvataggio agli stati. Un cambiamento di questo tipo sarebbe il primo passo per la creazione di un'unione bancaria, annunciata in pompa magna nel giugno 2012, ed oggi praticamente affossata dalla Germania e dai paesi del nord Europa.
2) Un programma di limitata conversione dei debiti. Maastricht permette un indebitamento per ogni paese fino al tetto massimo del 60% del Pil, una cifra che non regge chiaramente alle contingenze della crisi attuale. La proposta dei tre autori è di mutualizzare per ogni paese le eccedenze rispetto al 60% - o quello che definiscono il Maastricht compliant debt (Mcd) - mentre il restante continuerebbe ad essere gestito dagli stati membri nei mercati finanziari. Il MCD sarebbe protetto dalla Bce che agirebbe da garante per la conversione, ma non si violerebbero i trattati in quanto non procederebbe all'acquisizione.
3) Un programma di ripresa degli investimenti. Al momento l'unica via seguita dai governi per uscire dall'attuale impasse è stata l'austerità. Bisogna interrompere questo trend con una serie di investimenti finanziati da bond emessi dalla Banca europea per gli investimenti e dal Fondo europeo d'investimento. Con la trasmissione della politica monetaria alla periferia dell'eurozona ormai interrotta, è la Banca europea per gli investimenti che dovrebbe garantire la ripresa della spesa.
4) Un programma di solidarietà d'emergenza sociale. Nella peggiore crisi sociale dal dopoguerra, e con lo spettro di razzismo, xenofobia e del nazismo che mette a rischio la società europea, la creazione di un Welfare state sociale centralizzato che garantisca l'accesso al cibo ed ai bisogni minimi esistenziali di tutti i cittadini europei è un passo imprescindibile. I fondi, secondo i tre autori, si potrebbero ottenere dalla Commissione attraverso gli interessi accumulati entro il sistema europeo delle Banche centrali, al target 2, e dai profitti dei governi attraverso gli interessi sui bond.
Mentre i governi si impegnano vanamente tra false scelte – stabilità/crescita; austerità/stimolo, banche o governi insolventi, unione bancaria si o no, surplus delle bilance dei pagamenti... – il loro unico risultato è quello di portare il continente sull'orlo di una catastrofe sociale senza fine. La proposta di Varoufakis, Holland e Galbraith sottolinea come la vera scelta sia quella tra una continuazione di una politica beggar thy neighbour deflazionistica ed una ripresa degli investimenti con stabilità sociale. Del resto, concludono gli autori, né una politica fiscale e monetaria espansiva da parte della Germania e degli altri paesi del nord in surplus nelle bilance commerciali, né il federalismo politico, sarebbero sufficienti a risolvere la crisi allo stato attuale delle cose.