Attacco alla Grecia, Podemos nel mirino. Manolo Monereo


I cambiamenti politici in Spagna non hanno aiutato il governo greco di Syriza, scrive su Inciativadebate Manolo Monereo.

È normale. Un aspetto centrale dei negoziati tra la Grecia e la troika ha a che fare con le conseguenze in tutta l'UE, e in particolare nel Sud, di un buon accordo o un cattivo accordo. Nel primo caso, ci guadagnerebbero molti i governi che hanno accettato piani di adeguamento imposti dai creditori; il secondo caso servirebbe da monito per le persone che hanno osato votare contro i partiti dell'establishment, caratterizzati dalla loro subordinazione al potere economico e, in particolare, allo stato tedesco.
Dalla crisi greca occorre trarre degli insegnamenti per il futuro, per il nostro futuro comune. Il primo è forte e chiaro: il centro della negoziazione è politico, e solo marginalmente tecnico ed economico. Quando la Merkel dice che non avrebbe accettato di negoziare sotto la minaccia di un referendum, dice due cose importanti: che la democrazia è negativo per l'Europa e che la trasparenza è incompatibile con il normale funzionamento delle istituzioni dell'Unione, che prima si chiamavano troika .
Lo stile della negoziazione è stato un elemento chiave. Si potrebbe dire che è stato "corleonesco": alla Grecia è stata fatta un'offerta che non poteva rifiutare, con la pistola della liquidità puntata alla test e il pugnale della cessazione del credito premuto sulla schiena. Tutti contro il governo di Tsipras. All'unanimità hanno confermato l'ignominia, la corruzione di una classe politica al servizio del potere economico e che cospira apertamente contro il suo stesso popolo, tutto per la maggior gloria di un'Europa tedesca: che macchina infernale è questa Unione europea che si oppone così ferocemente d un piccolo paese che tutto quello che chiede è il rispetto, la dignità e uscire dalla catastrofe sociale ed economica creato da politiche inique e inefficienti?
Quello che stupisce è il coraggio, l'audacia e il coraggio morale del governo di Syriza. Jacques Sapir ha ragione quando dice che il governo greco ci ha riconsegnato il valore della deliberazione, della sovranità popolare e della democrazia costituzionale. E' un crimine che l'Unione europea e le classi dirigenti non possono accettare
Questo ci porta alla seconda lezione. L'Unione europea non può permettersi un precedente come questo. Deve punire il popolo greco perché ha votato male, ha scelto dei politici irresponsabili e -gravíssimo- ha messo a capo del suo governo una forza politica che vuole realizzare le sue promesse elettorali. Decisamente, questo non può essere.
Creare un precedente è molto pericoloso. Infine, dopo tutto, la Grecia è piccola, ma proprio per questa ragione bisogna evitare che l'eccezione diventi la regola. Per questa ragione Rajoy raccomanda il pugno di ferro, avvertendo che un buon accordo con i greci "populisti" potrebbe dare le ali ad una'alleanza Spagna-Grecia e innescare una situazione incontrollabile e ingestibile. La Spagna è più grande, più potente e deve molto più dei greci. Non si può dimenticare, inoltre, che si sta negoziando con i "cugini" americani il trattato transatlantico (TTIP) e la NATO è in pieno riarmo e riposizionamento in un contesto in cui la guerra di fatto è già in Europa.
La terza lezione ha a che fare con i fondamenti dell'Unione europea. I rappresentanti della troika non si stancano di ripetere: i greci devono scegliere tra la permanenza o meno in Europa. La menzogna convertita in ideologia: l'Unione europea non è l'Europa, è la modalità neoliberista di costruzione di uno spazio economico al servizio dei poteri economici, sotto l'egemonia tedesca. Si può dire, per concludere, che l'Unione europea è l'anti-Europa, rotta, permanentemente divisa tra un nucleo ricco e sempre più potente e una periferia subordinata economicamente e politicamente. I Paesi del Sud sono diventati "protettorati", democrazie ristrette e limitate sotto la tirannia permanente degli Stati creditori. L'Unione europea condanna il sud al sottosviluppo sociale ed economico, produce disuguaglianza, rapporti di lavoro precari, genera povertà e blocca il futuro delle giovani generazioni, costringendole all'esilio economico e allo sradicamento.

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