di Eugenio Cipolla
In Europa, quella geografica s’intende, c’è una guerra (oramai) dimenticata che da quasi due anni sta flagellando un paese intero: l’Ucraina. Oggi, a un paio di mesi di distanza dall’ultimo report, l’Alto commissariato Onu per i diritti umani, ha diffuso un
nuovo bilancio delle vittime della guerra in Donbass. Da aprile 2014, sono
9.098 i morti negli scontri tra l’esercito regolare e i separatisti filorussi, mentre 20.732 sono i feriti. I combattimenti, dopo un periodo di tregua vera, sono ripresi con una certa costanza, anche se in maniera meno diffusa rispetto all’ultima crisi.
Ieri a Kiev è arrivato il vicepresidente Usa, Joe Biden, che durante la sua visita ufficiale in Ucraina ha incontrato il presidente Petro Poroshenko. «Nonostante siano stati compiuti dei progressi nella riduzione delle violenza nel conflitto nel Donbass – ha detto Biden - non si possono togliere le sanzioni contro la Russia finché questa non avrà eseguito tutti i suoi obblighi. Gli Usa - ha aggiunto - continueranno a premere questo accada e mai e poi mai riconosceranno i tentativi di annessione della Repubblica di Crimea». Parole chiare quelle del vice Obama, che non sono piaciute affatto alla leadership di Mosca. Il ragionamento che si fa in queste ore nei corridoi del Cremlino, è che le mosse degli Usa in Ucraina sono in realtà una provocazione per far saltare il tavolo dei negoziati per trovare una soluzione in Siria.
Anche perché Washington non ha solo mandato un suo alto rappresentate a minacciare la Russia nel giardino di casa propria (Putin considera così l’Ucraina), ma ha annunciato un nuovo piano di aiuti all’Ucraina da 190 milioni di dollari, dimostrando a Mosca di poter manovrare a proprio piacimento l’andamento della politica ucraina. «E' assolutamente cruciale per l'Ucraina sradicare il cancro della corruzione. L'Ucraina è ad un bivio e quello che succederà il prossimo
anno determinerà il destino del paese per generazioni. Resta da fare ancora molto duro lavoro, comprese le riforme di settori legislativo e giudiziario ma il risultato mostrerà che ne sarà valsa la pena», ha osservato Biden. Gli Usa hanno già fornito all'Ucraina aiuti diretti per 760 milioni di dollari e due prestiti garantiti da un miliardo ciascuno.
La vera partita con Mosca, però, si giocherà la prossima settimana, quando scadrà il termine per il rimborso del debito di tre miliardi che l’Ucraina ha nei confronti della Russia. «Noi – ha detto Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino – abbiamo avanzato una proposta di ristrutturazione del debito, ma i nostro partner non hanno accettato. Non abbiamo altre proposte, perciò in base alle norme dei rapporti finanziari internazionali, siccome è un debito sovrano, avviene il
default». A metà novembre la Russia ha proposto all'Ucraina di rinviare il rimborso del debito di tre miliardi di dollari in scadenza alla fine di quest'anno spalmandolo sul triennio 2016-2018, ma Putin ha dichiarato di attendersi delle garanzie sul debito ucraino da parte dell'Occidente.
Garanzie che non arriveranno e che di fatto, secondo Serghiei Lavrov, ministro degli esteri di Mosca, sono un’ammissione sul fatto che gli Usa «non vedono nessuna prospettiva nel ripristino della solvibilità ucraina». L’appuntamento è per il 20 dicembre, quando la Russia, se Kiev non onorerà le sue obbligazioni, non avrà altra scelta che citare in giudizio l’Ucraina, scatenando un’altra guerra, stavolta economica. L’ennesima.