The Washington Times: "Gli interventi cronici in Medio Oriente fanno degli Stati Uniti il grande distruttore della libertà"


"Tutti gli imperi sono uguali. Tutti sono generati dal DNA della specie che bramano il potere per il potere stesso, un problema che persiste immutato dai tempi di Adamo ed Eva." Ha iniziato così il suo articolo Bruce Fein, analista de 'The Washington Times', che ha analizzato la politica estera degli Stati Uniti e il risultato dei suoi interventi.
Fein parla degli interventi "senza fine" degli Stati Uniti che "hanno fatto dei nemici" che non avrebbero attaccato l'Occidente, in assenza di tali attacchi. E per sostenere il suo punto di vista, l'osservatore ha parafrasato lo scrittore Upton Sinclair: "È difficile far capire qualcosa ad una persona, quando il suo stipendio dipende dal fatto di non capirla."
"Miliardi di dollari di ricchezza, potere e lo status sociale sono alla base del nostro complesso militare, industriale, anti terrorista", ha affrmato Fein.
Secondo il giornalista, Gli USA sarebbero un paese molto più sicuro se ritirassero le loro truppe dal Medio Oriente. "I nostri interventi militari cronici, senza uno scopo, in Medio Oriente a sostegno di regimi brutali, corrotti e oppressivi hanno provocato la ritorsioni degli oppressi", ha sostenuto Fein.
"Il nostro stato di guerra, nutrito e alimentato dalla antiterrorismo militare, industriale è il grande distruttore della libertà. Il suo male 'figlio' dello stato di allerta, della bancarotta nazionale, di un governo segreto, e dell'eliminazione di controlli e contrappesi costituzionali", ha concluso.

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