di Vincent Brousseau - vocidallestero.it
Qualche giorno fa, l’UPR ha segnalato che i saldi Target avevano ripreso la loro fuga in avanti, cosa sulla quale i media francesi rimangono straordinariamente discreti.
Il grafico sottostante mostra l’evoluzione di questi saldi Target da prima dell’inizio della crisi fino ad ora. Questi saldi sono debiti e crediti in un sistema chiuso; la loro somma è quindi pari a zero, il che spiega l’aspetto simmetrico del grafico. I debiti (in basso) riflettono i crediti (in alto).
Per dare un ordine di grandezza, vorrei ricordare che il bilancio totale della Bundesbank all’inizio dell’euro era solo di 250 miliardi, e nel 2005, di 300 miliardi.
Così ci avviciniamo a nuovi picchi – e senza, questa volta, che entri in gioco il fattore panico. Si tratta piuttosto di un aumento inarrestabile, che sta alla base della dinamica generale. Ciò ha conseguenze molto importanti, che sono il tema di questo articolo.
Che cosa è un saldo Target?
I lettori che desiderano comprendere cosa è un saldo Target possono trovare su internet risposte in abbondanza. In primo luogo ci sono i siti della BCE o della Banca di Francia; non li consiglierei qui perché questi testi sono un po’ costruiti per convincere il lettore che questi saldi Target sono una questione puramente tecnica e in realtà poco importante per il destino dell’euro.
Le spiegazioni che danno le banche commerciali sono molto più neutre e accettabili. Il lettore che conosce il tedesco avrà anche accesso all’abbondante produzione del Dottor Hans-Werner Sinn, presidente dell’Ifo, che è un esperto nel campo.
Infine, naturalmente, l’UPR spiega i Target in diversi articoli e video, sia di François Asselineau che miei.
Merita qui citare una nota di BNP Paribas, di cui apprezzo (parlo della nota) la sobrietà e l’obiettività. Questa nota risale a un po’ meno di un anno fa ed i numeri che riporta sono ormai obsoleti, ma questo non influisce sul paragrafo intitolato “Elementi di definizione”, che qui riporto:
“All’interno della zona euro, il sistema TARGET2 è una piattaforma integrata che registra e gestisce le spedizioni transfrontaliere di moneta della banca centrale. Gestisce, in particolare, le operazioni delle banche commerciali e / o dei clienti delle banche nel contesto delle transazioni commerciali o dei flussi transfrontalieri di capitali (investimenti di portafoglio, investimenti diretti, trasferimenti di depositi). Quando un cliente di una banca decide di trasferire i depositi da un paese “A” ad un paese “B”, le banche commerciali regolano tali transazioni attraverso un trasferimento di riserve detenute nel loro conto presso la propria banca centrale nazionale (BCN). Questi conti correnti sono registrati nelle passività delle BCN [1]. Per compensare la variazione delle riserve, un credito TARGET2 viene generato automaticamente nel bilancio della BCN del paese “B” (colui che riceve il flusso di capitale), mentre nel bilancio della BCN del paese “A” (quello all’origine dei pagamenti in corso) appare il debito TARGET2 (fonte:http://economic-research.bnpparibas.com/html/fr-FR/Positions-Target-2-mieux-10/04/2015,25534 )
Non c’è unione monetaria senza saldi Target
Dobbiamo capire che questi debiti e crediti Target sono consustanziali, in senso stretto, al principio dell’unione monetaria. Non si può avere l’uno senza l’altra. Spieghiamo perché.
L’euro è in realtà plurale, si compone di crediti a vista [2] delle varie banche centrali coinvolte. Essendo queste banche centrali diverse, allora esiste un euro di diverse specie; il principio dell’unione monetaria si basa dunque sulla garanzia incondizionata che ciascuno di essi può essere scambiato contro un altro a tasso fisso (qui, uno a uno), in quantità illimitata e senza restrizioni di sorta. Perché io possa trasferire degli euro dal paese A al paese B, è necessario che la banca centrale del paese B sia tenuta ad accettare di erogare degli euro da essa emessi in cambio di un debito di pari importo della banca centrale del paese A. La minima restrizione su questo, e l’unione monetaria non esiste più. Così gli euro che vengono scambiati ogni giorno da un paese a un altro danno luogo al sorgere di crediti di una banca centrale verso l’altra, o di debiti in direzione opposta. Questa è una conseguenza necessaria del sistema dell’unione monetaria.
Questa è la condizione necessaria del sistema, ma ovviamente è anche il pomo della discordia. Dal momento in cui in effetti questi trasferimenti diventano asimmetrici, le banche centrali dei paesi beneficiari si trovano ad accumulare crediti di dimensioni che diventano rapidamente irragionevoli nei confronti delle loro controparti dei paesi in deficit. E non hanno la libertà di rifiutare, perché se potessero, il loro euro acquisterebbe un valore superiore rispetto a quello dei partner, cosa che sarebbe in contraddizione con l’unione monetaria e, di fatto, ne sancirebbe la fine.
Perché un alto volume di saldi Target rappresenta una preoccupazione?
Così, i saldi Target aumentano. Quando tengo delle conferenze sul tema, la gente di solito mi pone una domanda, che si potrebbe così sintetizzare: “Ma, mio Dio, se la Bundesbank è creditore, dovrebbe ben fargli piacere, invece perché è così infelice? “
Cercherò di rispondere con alcuni semplici esempi.
Supponiamo che io devo al mio lettore mille franchi svizzeri. Il mio lettore vuole essere rimborsato e mi presenta il mio pagherò. Io lo rimborso dandogli esattamente lo stesso pagherò. Forse si sentirà truffato? Si.
Supponiamo ora che io sia la BNS, la banca centrale svizzera. Se qualcuno presenta agli sportelli della BNS un biglietto da mille franchi svizzeri, che è un credito nei confronti della BNS, la banca lo rimborserà dandogli mille franchi, vale a dire esattamente la stessa cosa. Accrediterà sul conto del mio lettore (se ha un conto alla BNS) una somma dello stesso importo, o se no gli darà il liquido in franchi svizzeri. Quindi, se io fossi la BNS, il mio lettore non si sentirebbe truffato. Le persone sono generalmente felici di avere un biglietto da mille in tasca.
La differenza sta nel privilegio giuridico conferito dalla Confederazione svizzera alla BNS, che attribuisce corso legale sul territorio della Confederazione alle cambiali della BNS, cioè quel che sono in realtà i franchi svizzeri. Non voglio entrare qui in ulteriori spiegazioni, perché l’ho già fatto altrove, ma ciò che dobbiamo ricordare è che nel primo caso questo metodo di rimborso “circolare” non è accettabile, mentre nel secondo caso lo è.
Questi due casi sono gli unici che esistono nel mondo normale, al di fuori dell’unione monetaria. Ma, nel caso dell’Euro, si verifica un terzo caso.
Supponiamo ora che il mio lettore diventi la Bundesbank, che io stesso sia la Banca di Spagna, e che il debito in questione non sia più in franchi svizzeri, ma in Euro. Il lettore mi presenta il suo credito di mille euro, io lo rimborso con esattamente lo stesso credito, vale a dire un saldo Target. Riecco la circolarità. La Bundesbank dovrebbe essere soddisfatta o insoddisfatta?
E’ insoddisfatta. Lei fondamentalmente ha dato la sua buona moneta tedesca in cambio di un “attivo”, del quale non se ne può assolutamente fare nulla. In sostanza, è stata truffata, cosa che viene espressa dicendo che ha “finanziato” i paesi periferici, a proprie spese, gratuitamente, e senza averlo voluto. Così dunque l’alto volume dei crediti Target – quelli della Bundesbank sono mostrati in rosso sul grafico di cui sopra – non sono per la Bundesbank un motivo di soddisfazione, ma di rabbia.
La diffidenza del signor Weidmann
E’ qui il caso di ricordare un piccolo fatto passato inosservato che risale giusto a quattro anni fa. In una lettera a Mario Draghi, il presidente della Bundesbank Weidmann richiedeva la realizzazione di un sistema di garanzie su questi crediti Target: secondo lui la banca centrale debitrice avrebbe dovuto depositare degli attivi come collaterale del proprio debito, vale a dire prestare una garanzia. Questa lettera è venuta a conoscenza di un grande giornale di Francoforte, che viene utilizzato in modo informale da canale di trasmissione della Bundesbank quando questa vuole dire qualcosa che non si può dire. Cito l’articolo, datato 29 febbraio 2012, dal titolo Die Bundesbank fordert von der EZB bessere Sicherheiten, che si trova qui.
“In einem Brief, dessen Inhalt der F.A.Z. bekannt ist, die auf nimmt Weidmann ausdrücklich wachsenden target-Forderungen Bezug. Er schlägt eine Besicherung dieser Forderungen der EZB gegenüber den finanzschwachen Notenbanken des Eurosystems vor, die einen Wert von mehr als 800 Milliarden Euro erreicht hatten” (“In una lettera, di cui la Frankfurter Allgemeine Zeitung è venuta a conoscenza, Weidmann si riferisce espressamente alla crescita dei crediti Target. Egli propone che i crediti verso le banche centrali più deboli siano garantiti dal deposito di attività in garanzia [attività che viene chiamata “collaterale”, e impegno che viene definito “collateralizzazione”, NdA]. Questi crediti verso le banche centrali più deboli ha raggiunto l’ammontare di 800 miliardi [cifre del febbraio 2012, NdA].”)
Ora, se il lettore ha seguito le spiegazioni che ho dato sopra, potrà facilmente constatare che una tale esigenza di garanzia dei debiti Target è proprio una di quelle restrizioni che pongono fine de facto all’unione monetaria. Nel momento in cui la banca centrale, poniamo, spagnola, non fosse in grado di fornire le risorse necessarie a garanzia, il trasferimento di euro dalla Spagna verso un altro Paese diventerebbe impossibile – i trasferimenti sarebbero rifiutati, l’euro spagnolo non varrebbe più come un euro tedesco. (Dico Spagna come potrei dire Italia, è solo un esempio.)
Naturalmente, sarebbe ingenuo credere che la Bundesbank non abbia colto tutte le implicazioni della sua perversa proposta. Piuttosto, dobbiamo vedere in questo episodio un esempio di cattiva volontà, ufficiosa ma reale, di questa istituzione verso l’unione monetaria.
Ho riferito altrove altri esempi, e ragioni, di questa cattiva volontà, e non mi ripeterò. Ciò che è degno di nota è che il carattere relativamente tecnico della proposta ne mascherava il contenuto rivoluzionario, che in tal modo è sfuggito ai commenti di giornalisti e politici. Grazie al velo della complessità tecnica, il grande pubblico poteva continuare a credere alla finzione di una Bundesbank favorevole all’euro. Questo stesso pubblico avrebbe inoltre potuto continuare a credere nell’esistenza dell’euro – per un breve periodo – anche dopo la sua fine effettiva (è il concetto di una “uscita subdola” a cui a volte mi riferisco nelle mie conferenze). Draghi, naturalmente, non sbaglia, e ha ostacolato la proposta Weidmann.
Conclusione: dobbiamo uscire dall’euro il prima possibile
Bisogna ammetterlo, il problema è senza via d’uscita.
L’euro muore per un difetto di costruzione originario: non era possibile avere, allo stesso tempo, una pluralità di banche centrali dotate del potere di emettere moneta a corso legale e un’unione monetaria. Quello che sta accadendo era prevedibile (ed alcuni l’avevano anche previsto, ma non sono stati ascoltati).
L’unico modo per far sopravvivere l’euro significherebbe negare alle BCN – tra cui la Bundesbank – questo privilegio. Ma questa opzione è impensabile. Qualsiasi altra proposta di riforma dell’euro, come quella di una moneta unica che coesiste con le monete nazionali, lascerebbe irrisolto il problema dei saldi Target. Sotto un altro nome, naturalmente, in una forma po’ diversa, certamente, ma sarebbe essenzialmente la stessa cosa. L’euro non è riformabile.
Basta semplicemente estrapolare il grafico all’inizio di questo articolo per capire. Alla fine, tutta la base monetaria dell’euro sarà emessa dalla Bundesbank – ma molte altre banche centrali avranno libero accesso alla sua sottoscrizione, che voglia o no. Questa situazione non sarà accettabile.
L’euro è dunque condannato, a prescindere dalla retorica dei nostri politici. Non c’è più niente da fare; tranne che una cosa: uscirne il più rapidamente possibile. Perché quando un edificio comincia ad avere delle crepe e a sgretolarsi, solo gli abitanti che hanno la presenza di spirito di battere velocemente in ritirata possono sperare di non perire sotto le macerie.
Le utopie finiscono sempre con l’infrangersi sul muro della realtà.
[1] BCN: banca centrale nazionale (zona euro). Deve essere corretto con l’aggiunta della BCE in quanto tale.
[2] A vista: immediatamente liquidabile, senza data di scadenza.
Vincent Brousseau è responsabile nazionale dell’UPR per l’euro e le questioni monetarie; ex allievo della Ecole Normale Supérieure di Saint-Cloud; Dottorato di ricerca in matematica presso l’Università di Parigi IX; Dottore in Economia presso l’École des hautes études en sciences sociales (EHESS); ha lavorato per 15 anni presso la Banca centrale europea (BCE), in particolare nel campo della politica monetaria che è al cuore del sistema
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