di John M. Ackerman - RT
Sorpresa! Quando meno te l’aspetti, la sinistra torna in America Latina.
L’ottima performance in Ecuador del candidato anti-neoliberista, Lenin Moreno, nel primo turno dimostra che non è vero che il ciclo di governi progressisti sia giunto al termine.
Affermano che la sinistra sia morta in America Latina. Che la destituzione di Rousseff in Brasile, la vittoria di Macri in Argentina e la guerra economica contro Maduro in Venezuela comportano la fine di un’epoca. Chi come noi lotta per la giustizia, la pace e la sovranità non deve darsi per vinto e accettare una presunta sconfitta. Sarebbe un errore grave, soprattutto perché in Messico arriva la rivincita.
Il partito di López Obrador, Morena, è riuscito a raggiungere nel 2016 quello che hanno mancato sia Podemos in Spagna che Bernie Sanders negli Stati Uniti: il tanto anelato ‘sorpasso’ dove la nuova sinistra rinnovata scalza la vecchia presunta sinistra burocratizzata e corrotta.
Dopo due tornate elettorali, Podemos non è riuscito a scalzare il PSOE in Spagna e Bernie Sanders ha dovuto rassegnarsi a fare campagna in favore di Hillary Clinton.
López Obrador ha ormai superato e lasciato alle sue spalle la vecchia sinistra rappresentata dal Partito della Rivoluzione Democratica. Adesso si trova in testa a tutti i sondaggi elettorali in vista delle elezioni del 2018. Tutti adesso vogliono stare con Morena e López Obrador.
Tutto sembra indicare che così come il Messico fu l’eccezione durante ‘l’ondata rosa’ della sinistra in America Latina, anche questa volta sarà l’eccezione in una fase di riflusso verso la destra. Come accadde con la rivoluzione del 1910 e con la rivolta zapatista nel 1994, il Messico potrà di nuovo essere da esempio per il mondo.
(Traduzione dallo spagnolo per l'AntiDiplomatico di Fabrizio Verde)
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