di Marc Botenga | da “Solidaire”, rivista del Partito del Lavoro del Belgio (PTB)
Traduzione di Lorenzo Battisti per Marx21.it
“Rutte vince, Wilders è bloccato”. È così che cominciano praticamente tutti i commenti riguardo le elezioni legislative in Olanda. Il vero messaggio dell'elettore è invece diverso: i partiti di governo sono sanzionati per le loro politiche liberali di austerità e il tradimento dei socialdemocratici del PvdA si traduce in una caduta spettacolare.
Avevano promesso una politica sociale agli olandesi. Invece hanno applicato una politica di austerità molto a destra. Pagano oggi il prezzo di questo tradimento. I liberali del VVD festeggiano perché hanno perso meno. Invece dovrebbero vergognarsi. Mark Rutte, Primo Ministro e capo dei liberali, ripeteva le proposte del nazionalista islamofobo Geert Wilders (PVV). I problemi sociali erano assenti dai dibattiti.
I socialdemocratici collassano
La coalizione di governo VVD-PvdA perde dei seggi. Sono soprattutto i socialdemocratici che cadono di più. Durante la campagna elettorale del 2012 avevano promesso una politica sociale agli olandesi. Ma si sono affrettati ad entrare in una coalizione con i liberali di Rutte, che si preparava a prendere misure di austerità contro le cure della sanità e le pensioni.
Oggi, i socialdemocratici non raccolgono nemmeno il 6% dei voti: una caduta storica. Perdono così quattro elettori su cinque. Il Ministro delle Finanze Jeroen Dijsselbloem perderà quindi il suo posto ministeriale. Fino a nuovo ordine, presiede sempre l'Eurogruppo (che riunisce i paesi della zona Euro) ed è tristemente celebre per il suo atteggiamento molto muscolare alla questione greca.
Dopo le elezioni, il VDD non ha avuto altro che elogi per il “senso di responsabilità” dei socialdemocratici. Il fallimento di questi ha indebolito tutto il campo progressista. Gli elettori che sono andati a votare sono stati nettamente meno numerosi a sinistra del centro. A beneficio della destra.
I liberali sulle tracce di de Wilders
Allo stesso modo il primo partito del governo, i liberali del VVD, perde 8 seggi. Meno di quello che temeva Mark Rutte e di quello che prevedevano i sondaggi. L'operazione “salvataggio” di Rutte comportava due parti.
Primo, Rutte riprendeva le proposte divisive e di odio di Geert Wilders. Tutti dovevano “agire normalmente”. La gente doveva canalizzare il proprio scontento verso quelli che “non agivano normalmente”, cioè verso le minoranze, i musulmani, i rifugiati, la Turchia… non bisognava soprattutto parlare dei problemi sociali, né della speculazione immobiliare o delle assicurazioni sanitarie private. Il governo Rutte ha fatto dei Paesi Bassi un paradiso fiscale, dove delle imprese del mondo intero si procurano un indirizzo “buchetta delle lettere” al fine di sfuggire alle imposte altrove. Le multinazionali hanno così le mani libere e gli azionisti possono arricchirsi fino alla nausea. Wilders è completamente favorevole a tutto ciò. Ha votato a più riprese contro le proposte del SP (Partito Socialista, sinistra) che miravano ad agire contro la franchigia dell'assicurazione malattia, il montante da pagare da parte del paziente prima che intervenga l'assicurazione. Quanto alla protezione dei locatari contro l'aumento degli affitti, Wilders e il VVD hanno detto “no” in coro.
La ricerca di un'alternativa sociale
Il secondo aspetto del discorso di Rutte era la vecchia cantilena che dice che la crescita economica sarebbe andata a beneficio di tutti i cittadini. Ma, dopo anni di politica neoliberale, questi osservano l'inverso. Sono sempre più numerosi gli olandesi che rimandano le cure sanitarie a causa dell'aumento delle tariffe (il loro numero è più che raddoppiato dal 2010). L'età della pensione avanza. Il mercato degli alloggi è in crisi, con affitti molto cari. Gli studenti devono contrarre dei prestiti per i loro studi e sono pesantemente indebitati quando cominciano in seguito la propria carriera. Sul mercato del lavoro, si trovano oggi circa un milione di lavoratori “indipendenti senza dipendenti” (le nostre partite Iva NdT): dei lavori per i quali esisteva un contratto di lavoro ma che sono ormai occupati da dei finti lavoratori indipendenti molto mal pagati e che non beneficiano neanche più di una protezione sociale degna di questo nome.
Tutto questo deve cambiare, pensa l'elettore. Più o meno tutti i partiti di opposizione avanzano. Alcuni, che stanno nella tranquillità del centro, come il CDA (i democristiani), i D66 (liberali di sinistra) e GroenLinks (la sinistra verde), che sale con un'immagine molto giovane e dinamica. Altri si differenziano attorno a un tema o a un gruppo di popolazione particolare (Per gli Animali, 50 e più, DENK). Il SP (Partito Socialista) è il partito che conta oggi più voti a sinistra. Quale che sia il governo che uscirà dalle elezioni, la pressione dal basso sarà essenziale per arrivare a un vero cambiamento.
Esistono chiaramente delle grandi opportunità per un tale movimento di sinistra, che sostituisca al tradimento dei socialdemocratici un'alternativa sociale unificatrice.
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