Il gruppo Rothschild mette le mani sulla più grande banca dell’Ucraina

di Eugenio Cipolla

La notizia, chiaramente passata sotto traccia dopo la vittoria di Macron in Francia, è di quelle davvero clamorose. Se non altro perché conferma quello che molti da tempo sospettavano relativamente alla situazione economica dell’Ucraina. Il paese, come ben sappiamo, soffre da quasi quattro anni una guerra cruenta e una crisi economica senza fine, alle quali si sono aggiunte le pressanti e insistenti richieste del Fondo Monetario Internazionale, che tempo fa ha concesso a Kiev un prestito da oltre 17 miliardi di euro a condizioni durissime.

Nel frattempo che il paese sta scivolando nel baratro, le grandi multinazionali, affiancate dalle banche d’affari, hanno cominciato a fare grossi e convenienti affari nel paese. Dopo il settore agricolo, letteralmente divorato da alcune aziende straniere, adesso sembra essere la volta delle banche, anch’esse in grande sofferenza a causa di un’economia stagnante. E il comunicato diffuso dalla PrivatBank oggi ne è la testimonianza. L’istituto di credito appena nazionalizzato dal governo ucraino ha affidato a Rothschild la gestione della ristrutturazione dei crediti problematici, emessi in favore delle società associate con Igor Kolomoyski e gli altri ex proprietari.

“All’inizio del mese di maggio 2017 – si legge sul sito della banca – Privtbank ha firmato un accordo con un consorzio di compagnie internazionali guidate da Rothschild&co. per i negoziati sulla ristrutturazione dei crediti verso gli ex proprietari della banca”. Come chiarito dal servizio stampa della banca, Rothschild è stato
selezionato nel mese di aprile, quando PrivatBank aveva aperto un “concorso” per l’affidamento dei negoziati a uno società riconosciuta a livello internazionale, capace di “negoziare la ristrutturazione, introdurre maggiore sicurezza, recuperare i costi delle sofferenze e dei prestiti […] che sono stati forniti a persone direttamente o
indirettamente legati” agli ex proprietari della banca.

Questa attività di ricerca è stata condotta in conformità ai requisiti richiesti dal Fondo Monetario internazionale. Secondo l’ultimo memorandum firmato qualche mese fa con Washington, il governo ucraino aveva l’obbligo di nominare, entro la fine di aprile 2017, una società alla quale affidare il recupero dei crediti con gli ex proprietari,
minimizzando al massimo in tal modo i costi per lo stato.

PrivatBank è stata fondata nel 1992 da Igor Kolomoisky, oligarca di origine ebraica dell’est Ucraina, noto per il suo sostegno ai gruppi paramilitari impegnati nell’operazione ATO in Donbass. La decisione di nazionalizzarla è stata presa lo scorso dicembre 2016, quando, sull’orlo del crack finanziario, la banca stava rischiando di far crollare definitivamente l’economia precaria del paese. Quando gli emissari della NBU, la Banca Nazionale ucraina, inviati dalla presidente Valeria Gontareva, avevano scoperchiato il vaso di pandora, si erano trovati di fronte a una sottocapitalizzazione di 5,6 miliardi di dollari e una liquidità “significativamente ridotta”. Così il governo aveva deciso la via della nazionalizzazione, perché, secondo quanto detto da Poroshenko in persona, un eventuale fallimento avrebbe
messo a rischio il sistema bancario di tutto il paese. PrivatBank, infatti, non è una banca qualunque, ma il primo istituto di credito commerciale del paese, con in mano la gestione di più di un terzo dei conti correnti degli ucraini.

Poroshenko&co. contano di vendere la banca non appena la situazione verrà normalizzata, ma al momento sembra più un progetto a lungo termine che non una ipotesi imminente. Anche perché sulla banca pesano alcune inchieste giudiziarie piuttosto importanti. Qualche settimana fa il procuratore generale dell’Ucraina ha riferito che ci sono fondati sospetti sull’attività illecita di Kolomoisky e dei suoi soci, i quali avrebbero emesso prestiti a decine di aziende associate a condizioni sfavorevoli per la banca, causando un buco da diversi milioni di dollari.

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