Anche se abitualmente relegate in secondo piano le ragioni che giustificano i viaggi di coloro che occupano la vicepresidenza degli Stati Uniti di solito riguardano le relazioni tra gli USA e i paesi visitati. In questo caso, l'interesse di Pence si sarebbe però concentrato sul Venezuela nel momento più straordinario delle relazioni tra gli Stati Uniti e questo paese, segnato dalle minacce militari del presidente Donald Trump contro la nazione caraibica.
Gli obiettivi del viaggio
In Colombia Pence ha fatto riferimento alla situazione politica che attraversa il Venezuela e ha affermato che il suo paese continuerà ad appoggiare elezioni libere nell'emisfero occidentale “fino a quando verrà restaurata la democrazia per il popolo venezuelano”.
Pence ha anche suggerito la linea strategica della Casa Bianca per la regione. “Il Venezuela sta scivolando verso la dittatura e, come ha detto il presidente Trump, gli Stati Uniti non si fermeranno mentre il Venezuela si sta sbriciolando”, ha detto Pence a Cartagena, in Colombia. “Gli Stati Uniti, la Colombia e le nazioni libere dell'America Latina non resteranno in silenzio”, ha aggiunto.
In questo modo, il governo statunitense dichiarando lo Stato venezuelano fuorilegge e dittatoriale, conferma lo sviluppo di una linea narrativa che indica argomenti che legittimano l'eventuale intervento contro il Venezuela.
Infatti, sembra che Pence – come hanno già fatto altri politici di rilievo degli Stati Uniti come Marco Rubio e Bob Menendez – tenti di costruire consenso presentando il Venezuela come un paese in totale collasso, che rappresenterebbe un rischio per gli USA. “Uno Stato fallito in Venezuela minaccia la sicurezza e la prosperità di tutto il nostro emisfero e del popolo degli Stati Uniti d'America”, ha dichiarato Pence in Colombia.
Il vicepresidente “gringo” ha visitato l'America Latina allo scopo di ratificare e dare corpo alla Dichiarazione di Lima, una carta di orientamento politico ispirata dagli Stati Uniti contro il Venezuela. Si tratta del punto di svolta che permette a un gruppo di paesi allineati con gli USA di consacrare la congiura, l'accerchiamento e l'asfissia nei confronti del Venezuela, cercando di allargare il suo isolamento, che non è stato possibile attraverso sanzioni come l'applicazione della Carta Democratica Interamericana nell'Organizzazione degli Stati Americani (OSA).
Importanti discrepanze
Le visite di Pence in Colombia, Argentina e Cile hanno registrato anche una posizione chiara da parte dei presidenti di questi paesi in merito all'opzione militare contro il Venezuela. Da Santos a Macri, è venuto il riconoscimento che l'azione militare non solo complicherebbe la situazione in Venezuela, ma anche che spingerebbe l'intera regione verso un ciclo di grande instabilità e minaccia bellica. Una vera minaccia alla sicurezza dell'emisfero.
Le prese di distanza dalla minaccia militare di Trump non implicano una cessazione dell'assedio politico di questi paesi contro il Venezuela. Tuttavia, sono una manifestazione di buon senso per evitare di essere lambiti dal fuoco attizzato nei confronti del vicino. Quell'effetto domino con precedenti già visti nel Medio Oriente e nel Nord Africa negli ultimi tre lustri.
Il viaggio come atto di disperazione
La presenza di Pence in America Latina è la continuazione di un agenda che era stata riservata ad attori aspiranti e di second'ordine, come Marco Rubio. Dà conto della sensazione di allarme avvertita dagli statunitensi nel loro proposito di propiziare la caduta del chavismo in Venezuela, di fronte a segnali evidenti di una sua rianimazione e consolidamento.
Gli elementi politici dell'antichavismo – che fino a poco tempo fa si sono manifestati in una scalata violenta e nel tentativo di colpo di Stato – raggruppati nella Tavola di Unità Democratica (MUD), sembrano aver cancellato l'argomento “dittatura” aggregandosi al processo delle elezioni regionali e smentendo in tal modo la presunta mancanza di legittimità e trasparenza del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) in Venezuela come pure il debole argomento della mancanza di elezioni nel paese.
La progressiva cessazione del ciclo violento determina una diminuzione dei livelli di tensione e instabilità in Venezuela, e questa è una cattiva notizia per coloro che attendevano una brusca caduta del chavismo e che hanno il caos come ordine del giorno.
D'altro canto, l'ascesa dell'Assemblea Nazionale Costituente (ANC) rappresenta il riposizionamento del chavismo nella politica venezuelana, dopo era stato insistentemente dichiarato inesistente o incapace di reagire.
Sul fronte esterno, vale la pena sottolineare i successivi e falliti tentativi dell'OSA di produrre una frattura nelle strutture di potere del Venezuela. Mentre sul fronte opposto, i paesi dell'Alternativa Bolivariana per le Americhe (ALBA) continuano a rimanere fortemente coesi su una posizione sinceramente anti-interventista.
Va anche rilevato l'atteggiamento di Cina e Russia, che si sono collocate su posizioni di fermezza di fronte alle minacce militari di Trump e hanno difeso la sovranità del Venezuela.
Il governo statunitense ha anche valutato la possibilità di sanzioni economiche direttamente indirizzate contro le esportazioni petrolifere venezuelane. Ma è stato invitato da gruppi imprenditoriali e parlamentari a contenerle per evitare danni all'economia statunitense, a causa del forte vincolo industriale, finanziario e commerciale che ancora lega gli USA al Venezuela.
Detto in altri termini, l'urgenza espressa nel viaggio di Pence significa che il Venezuela è un osso duro da spezzare e che le manovre degli Stati Uniti per assediare politicamente ed economicamente il paese devono essere trasferite ad attori vassalli nella regione, delegando ai paesi allineati con la Dichiarazione di Lima un ruolo più attivo contro il Venezuela. Alcuni, come buoni cagnolini, si allineeranno.
Sull'altro versante, la navigazione politica del chavismo richiederà nuove istanze e altri fattori per superare sconvolgimenti come quelli già sperimentati e che vengono annunciati da parte degli USA e da altri soggetti regionali, mentre si rimane in attesa del necessario ripristino dei vincoli tra i paesi della regione, che hanno subito una frammentazione in seguito all'avanzata politica della globalizzazione neoliberale con la sua determinazione a seminare il caos in Venezuela.
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