Il recente riconoscimento ufficiale della città di Gerusalemme come capitale di Israele, annunciato dal presidente statunitense Donald Trump, ha riacceso polemiche e dispute mai sopite. Si teme che questa mossa sia solo il preludio a una estromissione completa dei palestinesi dalla città definita santa.
Sull’edizione odierna di un quotidiano italiano, che non citiamo per non pubblicizzarlo immeritatamente, il direttore si lancia in un’affermazione perentoria: «…le orrende mozioni dell’Unesco che hanno provato a mettere in dubbio il legame millenario tra il popolo ebraico e Gerusalemme».
Un’interessante notizia, riportata dal portale iraniano HispanTv, invece va in direzione opposta dall’affermazione del quotidiano italiano filosionista: ci sono 171.306 titoli di proprietà ufficialii in 46 registri della città di Gerusalemme risalenti al periodo dell'Impero Ottomano. Di questi, 133.365 corrispondono a individui e 37.671 appartengono a fondazioni, secondo quanto scrive il quotidiano turco Yeni Safak nell’edizione dello scorso sabato.
Tra i documenti di proprietà privata, vi sono 139 appartenenti al Sultano Abdul Hamid II (il 34° Sultano dell'Impero Ottomano: 1876-1909), 137 dei quali sono stati trasferiti al tesoro turco in passato. Gli altri due sono tenuti nella città di Ariha (Gerico), nella West Bank.
I registri mostrano che c'è un terreno di circa 30.000 metri quadrati con il nome di Sultan Abdul Hamid II, l'ultimo sultano ottomano a possedere poteri assoluti.
I titoli di proprietà che provano che Gerusalemme appartiene alla Palestina furono consegnati ai funzionari palestinesi. Tuttavia, Israele non ha richiesto i suddetti documenti alla Turchia.
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