di Michele Merlo
La mia filosofia di vita prevede che tutti dovrebbero essere liberi di spostarsi nel mondo, senza restrizioni.
Quando ho cominciato a convincermi di questa idea in Italia arrivavano circa 10 mila migranti e non esisteva il termine “clandestino”. Era tutto diverso.
Io filosoficamente continuo a ritenere che ognuno debba essere libero di spostarsi dove gli pare, quando gli pare, come gli pare.
In un mondo ideale farei una legge per abolire le frontiere e i prezzi dei biglietti aerei.
Nel mondo reale però le cose sono diverse e sempre molto lontane dal mondo ideale. Milioni di persone non si spostano per visitare luoghi lontani, per conoscere nuove culture o per contaminare la propria con le altre.
Si spostano a causa di guerre o forti crisi economiche.
Si spostano perché alcuni poteri impongono fame e miseria in Africa o in qualsiasi altra parte del mondo ed è contro queste dinamiche che la sinistra dovrebbe scagliarsi, come ha sempre fatto fino a 20 anni fa.
Dal dopo guerra in poi, in occidente i movimenti politici denunciavano il fenomeno di decolonizzazione, ritenevano gli africani, come i vietnamiti o chiunque altro capace di prendere le redini del proprio paese, non incitavano i giovani a scappare, ma li accoglievano come profughi politici quando le cose andavano male.
Questo è anche il senso del “diritto d’asilo”.
Nessun partito comunista ha mai promosso l’emigrazione come via per spezzare le catene dello sfruttamento.
Oggi invece vedo una sinistra che tace su questi problemi, che non critica l’Ue per le sue politiche liberiste, ma concentra tutta l’attenzione sui processi di accoglienza di centinaia di migliaia di persone che fuggono da quei paesi, senza mai mettere al centro le cause.
E’ un po' la differenza tra il missionario e il rivoluzionario: il primo assiste i deboli per fargli accettare meglio la schiavitù, il secondo li incita ad organizzarsi e spezzare le catene.
Far capire che l’italiano come il nero africano sono dalla stessa parte, non prevede che dobbiamo costringerli tutti a venire, ma casomai fare pressione perché certe prassi coloniali cessino.
Protestare quando il Parlamento approva la vendita di armi a qualcuno, denunciare una multinazionale perché ruba o inquina, opporsi alle guerre ha un senso, lasciare che l’Italia e la Grecia siano gli unici paesi ad accogliere migranti non lo ha.
Forzare l’equilibrio di redistribuzione della popolazione sul territorio non migliorerà le cose e non farà prendere coscienza alla popolazione che bisogna cambiare, darà spazio alle peggiori violenze.
I Paesi con cui confiniamo hanno chiuso le frontiere, i migranti rimangono tutti in Italia. Quindi che fare?
Si dovrebbe agire su due fronti:
In primo luogo contrastando le cause delle migrazioni e denunciando le politiche neo coloniali.
Sull’accoglienza è necessario che l’Europa si faccia carico dell’accoglienza, sia economicamente, sia attraverso la redistribuzione dei flussi
Si devono promuovere il rimpatrio volontario e la creazione di quote di migrazione annuali per singolo paese.
Il nigeriano o il tunisino devono potere venire in Italia, ma legalmente, esattemente come noi europei ci spostiamo in altri paesi.
Sostituire all’immigrazione illegale un’immigrazione controllata che non fa morire la gente in mare e mette fine alle politiche neo coloniali.
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