di Fabrizio Poggi
Il Consiglio d'Europa ha confermato la decisione dei paesi UE sulla concessione di un “aiuto” di 1 miliardo di euro all'Ucraina. La somma, è detto, servirà a coprire le necessità finanziarie di Kiev. Necessità che, a quanto pare, comprendono l'intensificazione dei cannoneggiamenti sulle città del Donbass; il triplicato martellamento con obici e semoventi su Gorlovka, Zajtsevo, Sakhanka e altre città della DNR; i colpi sulla scuola secondaria del villaggio di Krasnyj Partizan...
Necessità che abbracciano anche la formazione di giovani “fucilieri computerizzati”, come auspicato dal portavoce di InformNapalm, Mikhail Makaruk, che propone di mettere a frutto l'attrattiva “esercitata sui giovanissimi dai giochi elettronici”, per abituarli anche psicologicamente (ad addestrarli materialmente, ci pensano i “campi estivi” dei battaglioni neonazisti) a sparare contro i “moskali”. Vi posso garantire, ha detto Makaruk, che “nel giro di sei mesi tutti ne parleranno entusiasti. Purtroppo è un'iniziativa costosa”. Problema superato.
Così che, appena un po' più grandi, gli “internetfucilieri” potranno dar man forte a manipoli come quello dell'organizzazione “Nemezida”, che oggi ha fatto incursione in un altro campo rom di Kiev (dopo il precedente della settimana scorsa, sempre a Kiev e quello di L'vov, durante il quale hanno assassinato un ventenne rom) o come quello che nei giorni scorsi, sull'esempio delle italiche squadracce fasciste nel '21, ha prima dato l'assalto al municipio di Kharkov, facendo quindi “repulisti” del vice sindaco Andrej Rudenko, gettandolo in un cassonetto dei rifiuti: un chiaro avvertimento alle autorità golpiste a non sottovalutare l'esagitazione della manovalanza che le ha portate al potere.
E' d'altronde difficile negare la smania dei giovani squadristi di seguire l'esempio dei loro caporioni, non foss'altro che per il miraggio di raggiungere le loro stesse posizioni, tra spinte d'oltreoceano che li portano (non eternamente, ma questa è un'altra storia) a diventare primi ministri del dopo-golpe; calorose strette di mano delle italiche istituzioni, una volta raggiunta la poltrona di speaker della Rada; dirigenti dell'amministrazione presidenziale, con garanzia d'impunità pur sparando pistolettate al primo capitato. Non è forse stato così per alcuni degli eroi di majdan – nell'ordine: Arsenyj Jatsenjuk, Andrej Parubij e Sergej Pashinskij – dall'indubitabile passato nazista, tutti transfughi dal partito “Patria” di Julija Timoshenko, quando le fortune politiche della miliardaria del gas erano in discesa e di cui l'ennesima testimonianza (questa volta, dell'ex deputato alla Rada Andrej Artemenko) ne certifica la diretta partecipazione ai massacri di majdan Nezalezhnosti nel febbraio 2014?
Un miliardo di euro investito proprio a dovere.
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