La Rada ucraina mette in mostra il “liberatore” Adolf Hitler



di Fabrizio Poggi

“Il ripristino dello stato ucraino durante la seconda guerra mondiale”: questo il titolo di una mostra inaugurata nelle sale della Rada ucraina e dedicata al liberatore del paese, Adolf Hitler. A presentare l'esposizione un gruppo di deputati del Partito radicale, con in testa Jurij Shukhevic, figlio di quel Roman Shukhevic a capo di OUN-UPA durante la guerra, che ha organizzato la mostra insieme al fondo canadese “Jaroslav Stetsko”.


Per stato ucraino si intende, naturalmente, quella Repubblica popolare ucraina di Simon Petljura che, a dispetto del nome, fu in guerra con la giovane Russia bolscevica e poi ne uscì sconfitta, a vantaggio del potere sovietico. E il “ripristino” di quello stato avvenne a opera dei nazisti tedeschi, che la mostra celebra come “liberatori”, riproponendo copie di riviste e giornali nazionalisti di allora.




L'atto ufficiale del ripristino, datato 30 giugno 1941 e che, insieme ai ritratti di Stepan Bandera, Jaroslav Stetsko, Evgenij Konovalets, Roman Shukhevic, rappresenta la parte centrale della mostra, recita che “il risorto stato ucraino opererà a stretto contatto con la grande Germania nazionalsocialista che, sotto la guida del suo Führer Adolf Hitler, sta creando un nuovo ordine in Europa e nel mondo".


Non del tutto casuale, come nota dnr-hotline.ru, il fatto che la mostra sia stata inaugurata pressoché in contemporanea con il 75° anniversario dell'inizio dell'offensiva che avrebbe poi portato alla vittoria dell'Armata Rossa nel saliente di Kursk, che spezzò definitivamente la schiena alla Wehrmacht. E, una volta di più, la mostra evidenzia come la cosiddetta legge del 2015, che vieta simbologia e propaganda di comunismo e nazismo, si applichi in realtà solo al comunismo, senza che ciò turbi i sonni democratici ai tutori occidentali del regime golpista.


C'è però chi, seppur spinto da un nazionalismo uguale e opposto, ricorda ai golpisti ucraini chi fossero e cosa avessero fatto i terroristi di OUN-UPA di Bandera e Shukhevic, oggi innalzati a “eroi d'Ucraina”: in occasione dell'anniversario dei massacri della Volinija del luglio 1943 a opera delle SS ucraine, Varsavia ha risposto con un secco no alla proposta di Kiev di celebrare congiuntamente la ricorrenza. Così, l'8 luglio, Petro Poroshenko si recherà a Sahryn, un centinaio di km a sudest di Lublino, a ricordare le centinaia di vittime ucraine dell'Armia Krajowa (che, in molti casi, operò con gli stessi metodi di OUN-UPA) del marzo 1944; mentre il presidente polacco Andrej Duda onorerà per conto proprio gli oltre centomila polacchi della Volinija massacrati dai filo-nazisti ucraini.


L'atteggiamento dei nazionalisti polacchi nei confronti dei passati rapporti tra Ucraina e Polonia si è inasprito negli ultimi tempi, soprattutto dopo il 2014. E oggi, se Varsavia è dovuta scendere a patti con USA e Israele e ha eliminato dalla cosiddetta Legge sulla memoria nazionale il punto sulla responsabilità penale per l'affermazione delle responsabilità polacche nell'olocausto, ha però conservato intatto il paragrafo sul divieto dell'ideologia banderista e la responsabilità penale per chi neghi il carattere di genocidio dei massacri della Volinija. Vero è che l'accondiscendenza verso gli alleati a stelle e strisce e la stella di david è dovuta a motivi molto materiali (Varsavia era stata messa di fronte alla prospettiva di dover pagare 300 miliardi di dollari alle organizzazioni ebraiche), ma il fatto, per quanto riguarda l'Ucraina, rimane. E così come l'intero occidente aveva sollevato urla di sdegno per la legge polacca sull'olocausto, nessuno ha detto nulla per quella relativa all'ideologia banderista e ai “komplizen” esteuropei dei nazisti. Nessuno, osserva rubaltic.ru, a eccezione della Lituania che, quanto a eroicizzazione dei propri veterani SS non ha nulla da invidiare ai golpisti ucraini.


Si attendono nuove strette di mano rosè e compiacenti firme di protocolli bilaterali coi neo-nazisti di Kiev.

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