di Fabrizio Poggi
Ancora un omicidio in Ucraina, dettato molto probabilmente da nazionalismo e neonazismo. A L'vov, dopo due giorni d'agonia, il 7 luglio è morto in ospedale, per le gravi ferite riportate in quella che amici e conoscenti riferiscono essere stata una feroce aggressione, il cinquantunenne Ruslan Rejdel, attivista del comitato cittadino di L'vov del Partito Comunista Ucraino ed ex collaboratore del dirigente comunista e, in passato, deputato per diverse legislature, Aleksandr Golub.
Al momento, nessuna rivendicazione, nessun riferimento specifico; lo stesso Golub si domanda se dietro l'assassinio di Rejdel ci siano motivazioni politiche, oppure si tratti di volgare criminalità. Ma l'attività di Ruslan Rejdel lascia pochi dubbi sulle motivazioni dell'omicidio; nel recentissimo passato, aveva anche ricoperto per oltre due anni la carica di Primo segretario del PCU per il distretto galiziano. La giornalista Elena Bojko si limita a esprimere condoglianze, evitando commenti. In rete, però, ad esempio sul sito antifashist.com, si ricorda come i Servizi ucraini ricorrano spesso alla criminalità comune per intimorire o mettere del tutto a tacere gli oppositori. Aleksandr Golub osserva come gli organi repressivi del regime golpista si servano o di provocatori, anche sotto le vesti di blogger, oppure ricorrono all'accusa di “tradimento della patria”, nel cui ambito giudiziario possono esser fatte ricadere le più fantasiose casistiche e con cui sono stati messi in galera numerosi giornalisti.
La notizia dell'assassinio di Ruslan Rejdel è ripresa anche dall'ex Primo ministro ucraino Nikolaj Azarov, solitamente molto attento nel commentare le informazioni del circuito mediatico ucraino.
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