"Israele non ci rappresenta e non può parlare per noi quando commette crimini contro i palestinesi e ha negato loro diritti nell'ambito delle Nazioni Unite (ONU)", dicono i gruppi in una lettera aperta pubblicata la scorsa settimana.
Associazioni appartenenti a paesi come la Svezia, Sud Africa, Regno Unito, Germania o in Canada, difendono la campagna internazionale di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), in cui si afferma che "non dovrebbe essere definita come antisemita", ma è " critica legittima della politica israeliana e del sistema ingiusto" di Israele.
Pertanto, respingono le accuse delle lobby pro-Israele rifiutano che "deliberatamente equiparano all'antisemitismo la critica e la difesa dei diritti dei palestinesi in Israele" e denunciano questa equazione come un mezzo per sopprimere ogni critica al regime di Tel Aviv.
Tale confronto, notano, "mina sia la lotta palestinese per la libertà, la giustizia e l'uguaglianza e la lotta globale contro l'antisemitismo", oltre a servire per impedire che Israele sia ritenuto responsabile sulla base degli standard universali in materia di diritti umani e diritto internazionale.
Successivamente, sollecitano i loro governi, comuni, università e altre istituzioni a prendere misure efficaci per "porre fine alla complicità nelle violazioni dei diritti umani da parte di Israele".
In una dichiarazione che segue la pubblicazione della lettera, l'organizzazione ebraica US Voice for Peace denuncia crescenti sforzi negli Stati Uniti nel "criminalizzare il boicottaggio degli insediamenti illegali israeliani e reprimere la difesa dei diritti umani palestinesi definendo questi atti come antisemiti", in riferimento a due progetti discussi nel Congresso degli Stati Uniti.
La campagna BDS è un movimento globale che continua ad acquisire sempre più sostenitori, con l'obiettivo di aumentare la pressione economica e politica su Israele per porre fine all'occupazione e alla colonizzazione delle terre palestinesi.
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