di Clara Statello
Sempre più critica la situazione dei comunisti in Ucraina. In un breve comunicato, pubblicato lo scorso venerdì sul sito Solidnet.org, si legge di una irruzione delle forze speciali Kord nella sede del Comitato Centrale del Partito Comunista Ucraino. Con l'accusa di aver violato le leggi sulla decomunistizzazione, il Dipartimento per la Cyber Security della Polizia nazionale ha ordinato il sequestro di hard disc, computer, materiale informatico e l'oscuramento del sito web del partito. Il segretario naziale, Petr Simonenko, che a causa della sua attività politica in passato ha subito un attentato e diversi episodi di violenza, Ë stato portato negli uffici della polizia e lÏ minacciato di arresto.
Il reato contestato è la pubblicazione sul sito del partito di una immagine del primo segretario del KPU, Volodymyr Shcherbitski. Una immagine che viola il divieto di propaganda comunista, istituito dalla legge sulla decomunistizzazione. Una situazione paradossale e gravissima, lesiva della libertà di pensiero ed espressione, che limita i diritti politici e riduce lo spazio democratico dei cittadini ucraini. La legge, emanata dalla Rada nell'aprile del 2015, con la scusa dell'equiparazione tra nazismo e comunismo, colpisce con una dura repressione i comunisti e i militanti di sinistra, mentre nazisti e neonazionalisti continuano a essere presenti sia in parlamento che nei battaglioni punitivi scagliati contro le popolazioni del Donbass. A questo proposito si ricorda che lo stesso presidente della Rada Andriy Parubiy, che l'anno scorso in Italia incontrò la sua omologa, Laura Boldrini, non solo è vicino a formazioni paramilitari di ispirazione neonazista, come pravij sector, ma nel 1991 fondò, assieme all'attuale leader del partito nazionalista Svoboda, il partito nazionalsocialista d'Ucraina, ispirato al più famoso omologo di Germania.
La repressione e persecuzione sistematica dei comunisti e l'esplosione della violenza nazista non sono l'unico risultato della legge per la decomunistizzazione. In seguito al divieto di esposizione dei simboli, sono state rimosse non solo le statue del passato comunista, ma anche tutti i simboli della vittoria sul nazifascismo. Un'operazione chiaramente tesa a rimuovere la memoria e il sentimento comune della lotta contro il nazifascismo del popolo ucraino. L'Unione Europea, impegnata ad esorcizzare populismi e sovranismi innalzando bandierine antifasciste, rimane a guardare in silenzio il fascismo che avanza nell'Ucraina filoeuropea.
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