di Omar Minniti
Il Partito Operaio ungherese (comunista) considera la minaccia di sanzioni un tentativo di rivincita delle forze migrantiste del Parlamento europeo contro Orban. “L’opposizione (il centrosinistra liberale e ”socialista”, n.d.r.) è felice per questa decisione. Ma noi che dovremmo fare? Festeggiare o piangere? E’ una cosa positiva per il popolo ungherese se qualcuno dall'esterno – sia esso l’Ue, la Cina, la Russia o chicchessia – gli impone qualcosa? Il rapporto Sargentini renderà migliore la vita degli ungheresi?”.
Secondo l’Ufficio politico del Munskapart, il governo guidato da Fidesz (il movimento fondato da Orban) sapeva bene a cosa sarebbe andato in contro: “Tali atti sono insiti nei geni dell’Unione Europea. Questa non è un’istituzione dove i paesi hanno pari diritti ed eguali opportunità. Il suo parlamento non è mai stato dalla parte del popolo ungherese, bensì dei miliardari e dei super-ricchi”. Dietro la minaccia di sanzioni, a suo avviso, più che la volontà di escludere l’Ungheria dall’Ue, c’è il chiaro intento di “darle una strigliata, di convincerla ad obbedire agli ordini”. In ogni caso, per il Partito Operaio “questa Europa capitalista non è eterna. Anzi, è ogni giorno più debole”.
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