di Patrizia Cecconi
Milano 13 dicembre 2018
La prima decade di dicembre ha visto la società civile italiana impegnata in incontri celebrativi della Dichiarazione universale dei diritti umani che mai come ora sembra tanto necessario ricordare in questo nostro Paese in cui, veicolati da sublime ignoranza, stanno diffondendosi intolleranza e razzismo di stampo fascistoide o peggio.
Nello stesso periodo si è celebrata anche, in molte città grandi e piccole, la Giornata Onu per la Palestina e gli incroci di date hanno portato a riflettere, amaramente, sulla poca utilità concreta di una Dichiarazione così importante e dagli scopi così nobili, calpestata da Israele (e non solo) fin dal momento stesso della sua emanazione.
In ogni incontro che abbiamo potuto seguire è stata rilevata quest’amara consapevolezza, ciò non di meno, la gramsciana convinzione di far vincere “l’ottimismo della volontà sul pessimismo della ragione” è stato l’elemento presente in ogni evento celebrativo. E’ qui la molla che anima la società civile e lo abbiamo rilevato nei convegni che si sono tenuti in grandi città come Venezia, Roma, Torino, Milano ed altre, con relatori italiani e stranieri di prestigio, e lo abbiamo visto anche in piccoli centri i quali, al di là della dimensione, nulla hanno da invidiare, per attivismo sociale e culturale alle metropoli.
Tra i tanti incontri seguiti, qualche riga va sicuramente spesa per una cittadina del bresciano che non arriva a 18.000 abitanti ma che ci aveva già colpito qualche mese fa per l’intervento del proprio sindaco in una manifestazione pubblica nella città di Brescia a sostegno del “modello Riace” che l’attuale governo, profondamente contrario alla solidarietà verso gli immigrati e i più deboli in genere, ha cercato barbaramente di distruggere.
La cittadina in questione è Gussago e qui, non diversamente da città ben più grandi, si è svolta una serata che già nella brochure di presentazione esplicitava chiaramente il senso composito dell’iniziativa e l’interesse dell’Amministrazione comunale - peraltro presente quasi al completo - sotto il cui patrocinio l’evento si sarebbe svolto.
Un gioco di richiami lessicali univa infatti l’aforisma di M.L. King in testa alla brochure: “
A volte il silenzio è tradimento”, al titolo dell’evento: “
1948-2018. Dichiarazione universale dei diritti umani” e subito sotto “
Cosa succede in Palestina”. L’illustrazione scelta era il cartoon di un vignettista di Gaza che riprendeva il tema di Gerusalemme est sottratta ai palestinesi in spregio alla legalità internazionale e, insomma, il tutto diceva chiaro che quei diritti umani, solennemente proclamati 1948, non trovano applicazione concreta nel paese che proprio nello stesso anno della Dichiarazione ne subiva l’immediata violazione.
Perché decidiamo di parlare di Gussago e non dell’imponente convegno svoltosi a Torino, o la conferenza con ambasciatori arabi e ministri palestinesi svoltasi a Roma, o le altre solenni iniziative svoltesi in altre città? In primis perché vorremmo evidenziare che l’Italia non è soltanto il paese delle 14 metropoli ma è anche il paese degli 8000 comuni, e avere il salone, cioè la navata della vecchia, grande chiesa gotica di San Lorenzo piena fino alle 23,30 nonostante il freddo, era la dimostrazione che quel discorso di grande civiltà tenuto dal sindaco a Brescia nella giornata a sostegno di Mimmo Lucano e del modello Riace, rappresentava la popolazione o almeno buona parte della popolazione di Gussago, attenta realmente al rispetto dei diritti umani.
Ogni intervento è stato infatti seguito con visibile interesse, sia che fossero le parole della presidente del Consiglio comunale, Luisa Landi, che ha affrontato la questione Diritti umani nel suo aspetto prevalentemente giuridico, sia che fossero quelle del rappresentante dell’associazione “Italia-Palestina”, Alfredo Barcella, che ha offerto un quadro della situazione storica e attuale della “Terra santa” o le parole di don Fabio Corazzina, sacerdote “sui generis” conosciuto per la sua grande e continua attività in applicazione concreta del messaggio evangelico, come ha splendidamente dimostrato nell’impostazione dei suoi interventi, o il discorso vibrante e appassionato del dr. Raed Sabbah che doveva venire da Gaza per una testimonianza diretta, ma che è stato letto per suo conto data l’impossibilità di uscire dalla Striscia assediata nonostante avesse le autorizzazioni richieste. Il pubblico è intervenuto sia con domande che con riflessioni personali ed è stato proposto un nuovo incontro di approfondimento a breve.
Abbiamo chiesto a uno degli organizzatori dell’evento, la consigliera comunale Roberta Fanton, che cosa avesse tenuto la platea così numerosa e attenta per oltre tre ore nonostante il freddo e l’ora tarda, e la sua risposta è stata che Gussago è un Comune vivo e interessato a conoscere e che questo incontro è stato stimolante perché ha presentato aspetti che smontavano lo stereotipo che stampa e TV forniscono della situazione palestinese. Il rapporto tra i Diritti universali proclamati nell’anno della Nakba (cioè dell’uccisione e della cacciata dei palestinesi dalle loro case) e la loro inadeguatezza a tutelare i più deboli, in assenza di sanzioni verso i più forti, è stato uno degli elementi che ha più arricchito la riflessione circa la situazione palestinese, ma anche circa la caduta dei valori democratici in Italia. Le persone presenti, ha assicurato la Fanton, erano tutte molto interessate alla tenuta della democrazia che l’attuale governo sembra prendere a calci come fosse una vecchia palla di cui doversi liberare.
Ecco, quindi, un campione simbolo di quell’Italia dei Comuni che normalmente viene considerata, a torto, solo per gli aspetti folcloristici o le sagre gastronomiche. Gussago, come molti altri Comuni, è molto di più. Gussago ha avuto i suoi martiri e la sua gloria al pari di Brescia, la “leonessa d’Italia” quando nel 1849, nella lotta contro l’oppressore austriaco, partecipò con i suoi uomini alla difesa della città di Brescia durante le “dieci giornate” che ancora si studiano, per fortuna, sui libri di storia.
Forse il ricordo della resistenza all’occupante austriaco di quasi due secoli fa è stato risvegliato mentre si parlava della Palestina occupata. O forse è proprio quel ricordo che serve da antidoto contro l’appiattimento alla xenofobia e che riesce a tenere aperto un canale verso la comprensione di situazioni che i media tendono a falsificare secondo un diktat che ormai è sotto gli occhi di chiunque sappia guardare.
Ecco, in conclusione, c’è un’Italia, una bella Italia fatta anche di piccoli centri, che non si arrende alla barbarie e che nonostante il pessimismo della ragione va avanti con l’ottimismo della volontà.