di Domenico Moro - laboratorio-21.it
Domenica si sono tenute due elezioni regionali in Germania e Italia. Le due elezioni hanno interessato regioni piccole, la Turingia e l’Umbria, che hanno rispettivamente due milioni e 900mila abitanti su una popolazione complessiva di 80 e 60 milioni. Ma, malgrado le dimensioni e il fatto che i due Paesi appaiano diversi sotto alcuni aspetti, il risultato delle elezioni rivela interessanti analogie e qualche altrettanto interessante differenza. In generale si può dire che le due elezioni sono significative della crisi politica che investe l’establishment politico europeo. Una crisi che sembrava sventata dai risultati delle elezioni europee, che avevano registrato una tenuta maggiore di quanto ci si aspettasse dei partiti filo-austerity facenti parte dei gruppi del Partito popolare europeo e del Partito socialista europeo.
In primo luogo, va osservato che i partiti che detenevano da lungo tempo la leadership nelle due regioni l’hanno persa cedendo molti voti ad altre forze politiche. A essere penalizzate sono le forze che fanno parte delle coalizioni di governo a livello nazionale e che storicamente si sono fatte promotrici delle politiche di austerity europee. A guadagnare voti, invece, sono soprattutto le forze di estrema destra cosiddette euroscettiche. Il risultato appare, quindi, una bocciatura dei rispettivi governi e delle politiche di austerity e filo-europeiste che stanno mettendo in atto.
In Umbria, regione storicamente rossa, per la prima volta dagli anni ’70 la sinistra non è più al governo. La sconfitta della coalizione tra Pd e M5s, che avrebbe dovuto replicare su scala locale la coalizione che sostiene il governo Conte bis, è una vera débacle: ben venti punti percentuali (57,55%) separano la neo-governatrice leghista dal candidato di centro-sinistra (37,48%). Ugualmente significativi sono i risultati dei singoli partiti: il Pd scende dal 37,76% al 22,4% e il M5s addirittura dimezza i voti, passando dal 14,55% al 7,4%.
Anche in Germania a perdere sono i partner della coalizione di governo, la Cdu e il partito socialdemocratico (Spd). In Turingia la Cdu di Angela Merkel, già primo partito, scende al terzo posto, passando dal 33% al 21,8% dei voti e la Spd cala dal 12,4% all’8,2%.
A guadagnare, sia in Italia che in Germania sono le forze di estrema destra. In Italia, in un contesto in cui peraltro aumenta la partecipazione al voto, è la Lega di Salvini che si impone, più che raddoppiando i voti dal 13,99% del 2015 al 37% del 2019. Al risultato leghista si aggiunge quello altrettanto positivo di Fratelli d’Italia, che passa dal 6,23% al 10,4%. Anche in Turingia, è l’Afd, partito xenofobo e di estrema destra a più che raddoppiare i propri voti, passando dal 10,6% al 23,4%, e diventando così il secondo partito, scavalcando la Cdu.
Ma esiste una importante differenza tra la Turingia e l’Umbria. Mentre in Umbria la sinistra vera, che non sia quella liberaldemocratica del Pd, è stata del tutto assente, in Turingia le elezioni hanno fatto registrare un ottimo risultato del partito di sinistra radicale, Die Linke, che è addirittura cresciuto dal 28,2% al 31%, posizionandosi al primo posto. Questo significa che c’è spazio per la sinistra, purché questa in Italia come in Germania porti avanti con coerenza le sue posizioni e contrasti il neoliberismo. Non è un caso che mentre la Spd, che da anni è junior partner della Cdu nei governi tedeschi e di fatto sta implementando le politiche neoliberiste europee, non riesce ad arrestare il calo dei suoi consensi.
Il risultato elettorale in Italia è sicuramente figlio anche della delusione dell’elettorato grillino per il fatto che il M5s si è presentato in coalizione con il Pd, cioè con il partito il cui ultimo governatore era stato costretto alle dimissioni per uno scandalo relativo alla sanità. Per un partito che aveva fatto dell’onestà uno slogan centrale si è trattato di una contraddizione che non ha mancato di avere il suo effetto. Ma non si tratta solo di questo. L’Umbria è la regione del Centro-Nord che si trova più in difficoltà sul piano economico e meno lontana dai bassi livelli economici del Mezzogiorno con un Pil pro capite di appena 24.500 euro contro i 28.500 della media nazionale. Stesso discorso, ma in modo anche più accentuato si può fare per la Turingia, che è una regione dell’ex Germania est. A distanza di trent’anni dalla caduta del muro di Berlino, di cui si è celebrato l’anniversario pochi giorni fa, i divari tra la parte occidentale e orientale della Germania non sono stati colmati. Le enfatiche celebrazioni del crollo del muro sono del tutto fuori posto. Infatti, si vede a tutt’oggi come l’unificazione sia stata un vera e propria annessione economica da parte della Germania occidentale della Germania orientale, come è stato ben documentato da Vladimiro Giacché in un libro di qualche anno fa e ora riedito. Basti, inoltre, ricordare che Eurostat certifica che il tasso di persone a rischio povertà o esclusione sociale in Turingia è uno dei maggiori della Germania, essendo pari al 22,3% contro una media nazionale del 19%, mentre il Pil pro capite è di 28.900 euro contro i 39.600 della media nazionale.
La crisi delle forze tradizionali del bipolarismo/bipartitismo, che si regge sul centro-sinistra e sul centro-destra, è tutt’altro che terminata. Anzi, il rallentamento economico che sta interessando tutta l’Europa, compresa la Germania, oltre a dimostrare che la crisi strutturale del capitale non è terminata ma si sta ripresentando, dimostra anche che le politiche che l’Europa sta portando aventi sono fallimentari. La crisi politica manifestatasi con le elezioni regionali in Turingia e Umbria è figlia della crisi economica strutturale del capitale e del modo in cui le forze politiche principali stanno affrontandola.
La Lega, così come la Afd, hanno avuto buon gioco a portare avanti la loro propaganda in un tale contesto. L’estrema destra non può essere fermata limitandosi ad agitare lo spettro del fascismo, perché sono le azioni dei governi, e in particolare delle forze della sinistra tradizionale (Pd e Spd), a fornirgli il migliore brodo di coltura per svilupparsi. In questo senso, la pessima manovra economica italiana è caduta a proposito per dimostrare l’incapacità del governo ad affrontare la situazione di grave peggioramento delle condizioni economiche e sociali.
Il contrasto alla destra passa per la ricostruzione di una sinistra radicale che non lasci la critica alla Ue alla destra e che sappia porsi come alternativa reale alle politiche neoliberiste dei popolari e della socialdemocrazia. La Linke dimostra che esiste uno spazio per lavorare a tal fine. È a quell’esempio, modulato e adattato ovviamente alle caratteristiche specifiche del nostro paese, che bisogna ispirarsi.
di Alessandro Orsini* Risposta, molto rispettosa, a Liliana Segre. Il dibattito sul genocidio a Gaza, reale o presunto che sia, non può prescindere dalle scienze sociali. Nel suo...
di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico In più di una circostanza ho scritto che oltre agli USA a vivere una situazione estremamente complessa in materia di conti con l'estero (debito/credito...
di Alessandro Orsini* Il Corriere della Sera oggi si entusiasma per la caduta del rublo. Lasciatemi spiegare la situazione chiaramente. Se andasse in bancarotta, la Russia distruggerebbe...
di Clara Statello per l'AntiDiplomatico Esattamente una settimana fa, il premier ungherese Viktor Orban, di ritorno da un incontro con Donald Trump a Mar-a-Lago, annunciava che queste sarebbero...
Copyright L'Antidiplomatico 2015 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa