di Paolo Desogus
La foto dei leader delle sardine insieme a Benetton credo che sciolga qualsiasi dubbio sulla vera natura di questo movimento. Certo, chi voleva vedere, chi cioè ha rifiutato di auto illudersi, aveva tutti gli elementi per capire e prendere le distanze. L'attitudine postideologica (no alle bandiere), l'esaltazione della disintermediazione (no ai partiti), la totale assenza di contenuti (vedi alla voce "bambino autistico che gioca a basket"), il giovanilismo ("siamo tanti, siamo giovani, abbiamo organizzato una mega festa") e il rifiuto di mettersi accanto ai soggetti sociali della sinistra erano segni inequivocabili. Solo la falsa coscienza di un'élite di giornalisti poteva vederci qualcosa di veramente nuovo. Solo la protervia delle solite mosche cocchiere che pensano di saperla lunga poteva spingere a credere che tra quella gente ci fosse qualcosa da pescare.
Non vedrete mai le Sardine accanto agli operai, ai disoccupati, agli immigrati che si spezzano la schiena nei campi. Le Sardine sono l'espressione del capitalismo italiano e della cultura neoliberale che ancora imperversa nel paese. Nell'album di famiglia delle sardine non ci sono grandi leader della sinistra, ma ci sono Benetton, Renzi, Calenda e se fosse vivo anche Marchionne. La loro filosofia è quella delle startup, della competizione, della piena accettazione del capitalismo, non quella delle lotte sociali e del progresso collettivo.
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