Dare la colpa a te. Il frame con cui la classe dirigente italiana pensa di farla franca


di Matteo Masi - La Fionda, 17 novembre 2020

Le contraddizioni del sistema in cui viviamo sono sempre più visibili a causa della pandemia. Partendo dall’effetto che questa sta avendo sul sistema sanitario, e passando per l’inadeguatezza del trasporto pubblico, dell’edilizia scolastica e della generale mancanza di personale in tutto il settore pubblico che causa ritardi, inceppamenti, incomprensioni tra istituzioni, conflitti e, purtroppo, morti.

La classe dirigente italiana (nella quale vanno annoverati politici, industriali, editori, intellettuali mainstream, sindacati confederali ecc…) non sa più come nascondere la polvere – il tappeto era già pieno di quella di 10 anni di crisi economico finanziaria – e quindi sta riscoprendo un nuovo/vecchio frame comunicativo per cercare di trovare un capro espiatorio e tentare ancora una volta di salvarsi il culo.

Ho trovato molto interessante la disamina fatta da Thomas Fazi in un articolo sulla “riproduzione economica delle élite” in cui si esaminava come la classe dirigente costruisca frame comunicativi per tracciare il confine del dibattito pubblico. In questa fase è chiaro che il frame che sta venendo costruito è quello della colpevolizzazione del cittadino. Non è, chiaramente, un frame del tutto nuovo, d’altronde anche il vincolo esterno è stato imposto grazie al frame dell’italiano disonesto, corrotto, truffatore che non è in grado di governarsi da solo e al quale servirebbe la guida degli illuminati Europei. In questo momento è, però, particolarmente ignobile l’uso di questo strumento in quanto si incolpano i cittadini in una fase assolutamente disastrosa, nella quale le classi dirigenti dovrebbero assumersi la responsabilità di governare il paese, di programmare, di essere creativi e di avere una visione, insomma di fare politica. E invece niente, siamo al “è tutta colpa vostra”.

Le classi dirigenti hanno due tipi di scopo immediato da portare avanti per “riprodursi”: nascondere i problemi immediati e giustificare alcune politiche economiche che fino a prima del covid venivano giudicate unanimemente come “impossibili”.

Cosa devono nascondere? Il fatto che è stato distrutto il sistema sanitario nazionale in anni di imposta austerità con conseguente cancellazione di posti letto e reparti di pronto soccorso; difficoltà dei medici di base che si sono ritrovati con sempre più pazienti; il fatto che è stato distrutto il sistema di trasporto pubblico; il fatto che è stata distrutta la scuola, senza più strutture adeguate, senza insegnanti, con programmi sempre più improntati alla “imprenditorialità”. E potremmo andare avanti… Insomma il fatto che in questi anni è stato distrutto lo Stato, che ora non è in grado di affrontare uno degli eventi per cui lo stesso Stato dovrebbe invece essere assolutamente pronto. E allora se arriviamo a una seconda ondata parlando ancora di emergenza, beh, è colpa vostra!


È colpa vostra. Voi che quest’estate volevate solo un po’ di normalità, è colpa vostra, bambini, perché volete vedere gli amici a scuola, è colpa vostra perché vorreste passare le feste con i vostri cari.

Cosa devono giustificare? Un esempio concreto lo potete trovare in quello che Federico Fubini ha detto a “Quante Storie” su rai 3 il 13 novembre. Secondo il vicedirettore del Corriere della Sera (noto per aver nascosto i dati sull’aumento della mortalità infantile in Grecia a causa dei tagli imposti dalla troika) gli italiani avrebbero sbagliato ad accettare il fenomeno del “low cost”, dei prezzi bassi, perché questo ha contribuito ad abbassare i salari, alla deindustrializzazione italianae non permetterebbe la programmazione economica da parte dello Stato, perché questa implicherebbe un aumento dei costi di alcuni beni interessati.
Capito? È colpa vostra, accidenti!!

Chissà come mai, invece, a me pareva che la lotta all’aumento dei prezzi (chiamata anche inflazione) fosse l’obiettivo principale delle politiche degli ultimi… uhm, 30 anni, e in particolare uno dei capisaldi (tanto che è iscritto anche nel mandato della sua banca centrale) dell’Unione Europea.

Chissà come mai a me pareva che il “low cost” fosse una conseguenza dell’abbassamento dei salari, delle delocalizzazioni garantite dalla libera circolazione di merci e capitali (altro caposaldo della UE) e dell’aumento della disoccupazione.


È importante riconoscere e combattere questi frame, soprattutto è importante non lasciare che si insinuino e diventino senso comune. Non possiamo permettere ancora una volta alla nostra classe dirigente di non prendersi le proprie responsabilità sulle catastrofi che si stanno abbattendo e che si abbatteranno in futuro sul nostro paese.

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