Insomma, cosa è successo qualche giorno fa in seno al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite dove l’Italia è stata accusata di aver voltato le spalle a Cuba - paese corso in soccorso dell’Italia con i suoi medici quando Roma si trovata in pieno affanno travolta dalla prima ondata dei contagi Covid - votando contro la rimozione delle sanzioni unilaterali che pretendono di strangolare l’isola caraibica?
C’è chi si è spinto, in maniera temeraria, a parlare di fake news (Come l'Huffington Post) perché non si tratta della risoluzione solitamente presentata da Cuba durante la sessione del Consiglio Generale dell’ONU del mese di novembre, ma una differente risoluzione presentata da Cina, Azerbaigian e Palestina.
Il ministro degli Esteri Di Maio, oggi in audizione alle Commissioni riunite, ha avanzato in sostanza la stessa motivazione provando ad asserire che il voto dell’Italia non è contro Cuba: «L'ultima volta che all'Onu si è votato sulle sanzioni a Cuba fu nel 2019 e l'Italia votò contro queste sanzioni. Nelle scorse settimane si è invece votato su una risoluzione presentata dai Paesi non allineati, che chiedeva di abolire le sanzioni, come strumento in sè, non per Cuba ma per tutto il mondo. E questa è una generalizzazione che non si può accettare, è per questo che abbiamo votato contro. Quindi possiamo chiarire che l'Italia non ha mai votato per le sanzioni contro Cuba».
Il voto all’ONU
Quindi cosa è stato votato all’ONU? Il 24 marzo 2021 è stata presentata presso il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite la risoluzione A/HRC/46/L.4 inerente all’impatto negativo delle sanzioni economiche da parte di alcuni paesi su altri. Tra i paesi colpiti da tali misure considerati nel documento vi sono Cuba, l’Iran, il Venezuela e la Siria. La risoluzione voleva inoltre sottolineare come sia praticamente impossibile favorire l’affermarsi dei diritti umani in paesi dove le sanzioni rendono impossibile a milioni di persone l’accesso a beni servizi, finanche quelli basici.
La risoluzione è stata presentata da Cina, Azerbaigian (alla presidenza pro-tempore del Movimento dei Non Allineati) e dallo Stato di Palestina ed è stata approvata con 30 voti favorevoli, 2 astenuti e 15 contrari. I paesi europei partecipati al voto, ossia, Austria, Bulgaria, Francia, Germania, Italia, Repubblica Ceca e Polonia, hanno tutti espresso voto contrario.
Come scrive Fabrizio Casari su Altrenotizie: «Già il fatto che una mozione contenente elementi di assoluto buon senso e umanità debba essere messa ai voti appare un’assurdità, ma il fatto che alcuni paesi UE membri del Consiglio di Sicurezza abbiano votato contro questa risoluzione appare francamente sconcertante. Un passo avanti sul sentiero della barbarie, un esempio fetido di cinismo geopolitico, con cui chi promulga sanzioni dimostra che esse sono destinate a generare quanta più morte e sofferenza possibile per piegare i rispettivi governi, non certo aiutare le popolazioni, che vengono invece condannate a morte proprio con le sanzioni. Emerge quindi la verità sulle sanzioni: chi le esercita non vuole difendere i diritti, vuole sconfiggere il suo avversario politico e commerciale, costi quel che costi.
Peraltro, nessun governo è mai caduto sotto i colpi delle misure statunitensi ed europee, che dunque si rivelano inutili ai fini dichiarati e solo strumento di aggravamento delle condizioni socioeconomiche di paesi che Washington ritiene concorrenti e non disponibili a consegnarsi al suo comando. Una espressione di feudalesimo atomico inefficace e ormai spudoratamente utile solo a procurare vantaggi commerciali agli USA, sprofondati in una crisi socioeconomica e politica mai vista nella loro storia».
Null'altro da aggiungere.
Un voto vergognoso?
Come abbiamo visto l’Italia cerca di salvare la faccia affermando che non si è trattato di un voto contro Cuba. Vero, il voto italiano è ancora più grave proprio perché non è solo contro il popolo di Cuba ma di tutti quelli che, in una fase di pandemia mondiale, sono costretti a vedersi privare i beni di prima necessità, medicine, vaccini e presidi sanitari per le barbarie di Stati Uniti e Unione Europea che applicano misure - è bene ricordarlo - contrarie al diritto internazionale (come spiegheremo nel dettaglio in seguito).
Quindi Roma ha avallato uno strumento illegale che cagiona sofferenze inenarrabili a milioni di persone nel mondo. «Le sanzioni unilaterali - spiega Casari - di per se stesse illegittime ed illegali, in un contesto come quello della pandemia diventano un crimine internazionale, perché attraverso l’impedimento ad acquisire sul mercato internazionale quanto necessario, incidono direttamente sulla capacità di ogni Paese di dotarsi dei sistemi di sorveglianza sanitaria necessari per fronteggiare l’emergenza Covid-19. Proprio per l’effetto orizzontale su tutta la popolazione che le sanzioni determinano, viene meno ogni tentativo di giustificarne l’introduzione a salvaguardia dei “diritti umani” e ancor più l’esclusivo danno procurato a carico di figure specifiche, risultando evidente, invece, l’impatto violento e criminale delle sanzioni sulla popolazione in generale. Dunque, la loro sospensione in un contesto di lotta globale contro la pandemia risulterebbe un gesto di buon senso e in parte coerente con gli scopi che dichiarano, mentre applicare e rinforzare le sanzioni già esistenti rappresenta un tentativo palese di genocidio».
Contro il diritto internazionale
Accodandosi a Washington e la sua politica di sanzioni unilaterali l’Italia viola il diritto internazionale. Il sistema istituzionalizzato di coercizione è regolato dal Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite, al quale la Carta attribuisce la responsabilità principale del mantenimento della pace e della sicurezza internazionali. Il Capo 7 della Carta delle Nazioni Unite disciplina le competenze più importanti del Consiglio di sicurezza, attribuendogli poteri progressivamente crescenti in proporzione alla gravità della minaccia (o violazione) alla pace che forma oggetto del suo intervento. Sono comprese misure non coercitive (raccomandazioni, cessate il fuoco, sanzioni) e coercitive, fino all'autorizzazione all'uso della forza militare. Quindi misure sanzionatorie e di embargo prese al di fuori del Consiglio di Sicurezza sono illegali e vanno contro il diritto internazionale.
Cosa avrebbe potuto fare l’Italia
Già un’astensione sarebbe stata più decente per Roma e forse avrebbe consentito all’Italia di salvare (parzialmente) la faccia. Invece no, Roma ha deciso di seguire ciecamente le direttive impartite da Washington. Come conclude Casari «il voto dell’Italia avrebbe dovuto essere diverso. Roma avrebbe potuto, schierarsi con il Segretario Generale dell’ONU e con Papa Francesco nel chiedere la sospensione di ogni sanzione, almeno fino a quando durerà l’emergenza pandemica. Invece no, ha preferito obbedire a Biden, presidente per mancanza di prove di un Paese all’angolo da dove ormai, in crisi di leadership, riesce solo a sputare veleno».
Ma la notizia positiva c'è e bisogna essere molto ottimisti per il futuro: la risoluzione è passata a larga maggioranza (30 voti contro 15) a dimostrazione che a seguire i diktat degli ultimi colpi di coda dell'impero Usa sono rimasti sempre meno vassalli.
di Alessandro Orsini* Risposta, molto rispettosa, a Liliana Segre. Il dibattito sul genocidio a Gaza, reale o presunto che sia, non può prescindere dalle scienze sociali. Nel suo...
di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico In più di una circostanza ho scritto che oltre agli USA a vivere una situazione estremamente complessa in materia di conti con l'estero (debito/credito...
di Alessandro Orsini* Il Corriere della Sera oggi si entusiasma per la caduta del rublo. Lasciatemi spiegare la situazione chiaramente. Se andasse in bancarotta, la Russia distruggerebbe...
di Clara Statello per l'AntiDiplomatico Esattamente una settimana fa, il premier ungherese Viktor Orban, di ritorno da un incontro con Donald Trump a Mar-a-Lago, annunciava che queste sarebbero...
Copyright L'Antidiplomatico 2015 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa