Colombia, ora che ne devono parlare per forza mentono

07 Maggio 2021 11:56 Fabrizio Verde

La Colombia arde. Il paese è scosso da un’onda tellurica provocata dallo sciopero generale contro la riforma tributaria proposta dal regime di Duque. Ma i motivi che hanno portato la rabbia popolare a deflagrare sono più profondi. Come ha spiegato il giornalista e scrittore colombiano Hernando Calvo Ospina, si tratta di fame e dignità.

La Colombia infatti è uno dei paesi più diseguali del mondo. Piegato da un neoliberismo applicato in maniera selvaggia. Un Paese dove alle violenza delle forze dell’ordine, a cominciare dagli squadroni anti-assalto dell’ESMAD, si affianca la brutale violenza dei paramilitari utilizzati dal governo per tacitare ogni sommovimento sociale.

Dopo oltre una settimana di sciopero, violenza inaudita, morti, feriti, finanche aggressioni a sfondo sessuale contro i manifestanti, il Corriere della Sera si accorge di quanto accade in Colombia.

Non poteva però mancare quel tocco di disinformazione che contraddistingue l’informazione mainstream gettando nel calderone delle proteste paesi assai diversi che hanno passato momenti turbolenti, ma per motivi ben diversi.

Scrive il Corriere: «Le manifestazioni sono, in parte, la continuazione di un movimento che aveva scosso l’America Latina alla fine del 2019, dalla Bolivia passando per il Cile fino al Nicaragua».

Un passaggio che lascia davvero basiti. Si tratta di semplice ignoranza degli eventi o siamo di fronte a un tentativo di mistificazione cosciente? Come si possono paragonare situazioni così diverse?

In Bolivia c’è stato un golpe. C’entrano davvero poco le proteste popolari contro disuguaglianza, neoliberismo e crisi economica. Le proteste furono organizzate a tavolino per rovesciare il presidente socialista Evo Morales che aveva appena vinto nuovamente le elezioni, con il sostegno di Stati Uniti e Organizzazione degli Stati Americani che alimentarono la menzogna di brogli mai avvenuti per consentire a Morales di vincere le elezioni.

In Nicaragua ci furono violenza causate, anche in questo caso, nel tentativo di rovesciare il governo sandinista guidato dal Comandante Daniel Ortega. In Nicaragua, come in Bolivia, non c’entravano nulla le condizioni di vita della popolazione o le ripercussioni sulla popolazione delle politiche implementate dal governo.

A scendere in piazza furono settori fio-occidentali e fascisti che con la violenza pretendevano di appropriarsi del potere.

Diverso invece è il discorso del Cile. Laboratorio mondiale del neoliberismo applicato nel paese sin dai tempi della dittatura fascista del generale Pinochet sotto la supervisione dei Chicago Boys, in Cile vi è stata una vera e propria rivolta popolare mai domata. Il popolo è ridotto allo stremo e reclama la fine del regime neoliberista, proprio come in Colombia. Una nuova Costituzione, maggiore uguaglianza, una vera rappresentanza politica. Anche Cile la repressione è stata brutale, con tanti giovani che hanno perso la vista perché colpiti negli occhi dai proiettili di gomma sparati scientemente dalle forze dell’ordine con l’obiettivo di colpire gli occhi. Una tipologia di repressione che stiamo vedendo anche in Colombia. Un marchio di fabbrica del neoliberismo reale.

Come può il Corriere fare una simile mistificazione?

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