Correva l’anno 1985 quando il presidente del Consiglio in carica, il socialista Bettino Craxi, riferendo sulla cosiddetta ‘ crisi di Sigonella’, parla alla Camera dei Deputati dei rapporti dell’Italia con i paesi arabi e della questione palestinese.
“Ebbene - afferma Craxi - se la questione nazionale palestinese esiste, anche l’azione dell’Olp deve essere valutata con un certo metro, che è il metro della storia. Vedete, io contesto all’Olp l’uso della lotta armata non perché ritenga che non ne abbia diritto, ma perché sono convinto che lotta armata e terrorismo non risolveranno il problema della questione palestinese. L’esame del contesto mostra che lotta armata e terrorismo faranno solo vittime innocenti, ma non risolveranno il problema palestinese. Non contesto però la legittimità del ricorso alla lotta armata che è cosa diversa”.
Interessante il passaggio in cui Craxi ricorda come la lotta armata sia stata utilizzata anche dai patrioti italiani che volevano liberare il paese dall’occupazione straniera: “Quando Giuseppe Mazzini, nella sua solitudine, nel suo esilio, si macerava nell’ideale dell’unità ed era nella disperazione per come affrontare il potere, lui, un uomo così nobile, così religioso, così idealista, concepiva e disegnava e progettava gli assassinii politici. Questa è la verità della storia; e contestare a un movimento che voglia liberare il proprio Paese da un’occupazione straniera la legittimità del ricorso alle armi significa andare contro le leggi della storia. Si contesta quello che non è contestato dalla Carta dei principi dell’Onu: che un movimento nazionale che difenda una causa nazionale possa ricorrere alla lotta armata”.
Riascoltare l’intervento di Craxi con ancora negli occhi l’ammucchiata liberal-sionista di ieri a Roma, dove praticamente tutti i partiti dell’arco parlamentare hanno manifestato a favore dello sterminio sionista del popolo palestinese, ci aiuta a comprendere quanto il livello della politica italiana sia sceso in basso.
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